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Sulla carta, è la classica telefonata di auguri

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Diquelle di rito, che si fanno tra due leader politici, magari alleati, per festività o occasioni particolari. Di certo, però, il breve colloquio di ieri tra Silvio e Gianfranco, fa da apripista al vero faccia a faccia tra i due cofondatori del Pdl, in agenda subito dopo Pasqua. Entrambi hanno staccato la spina per qualche giorno: il primo è tornato a Villa Certosa, per ventiquattro ore, per poi ripartire alla volta di Milano. Il secondo, con moglie e figlie, si è riunchiuso in un luogo rigorosamente top secret. Per il premier relax sì, ma non senza tenere un occhio al lavoro da fare. In primis l'agenda delle riforme, poi il mini rimpasto del governo (con il nodo "dopo Zaia" da sciogliere), per chiudere la riorganizzazione del partito. Berlusconi fa un rientro lampo a Porto Rotondo dove mancava dal 13 febbraio e dopo un'assenza di mesi. Tempo di fare un pranzo con alcuni parenti (pare anche i figli Barbara e Luigi, con tanto di nipotini), di vedere alcuni parlamentari (tra loro anche l'ex sindaco di Olbia Settimo Nizzi), che è subito ripartito direzione Arcore, dove passerà sia la Pasqua che il giorno di pasquetta. I giornalisti assiepati - chi davanti l'ingresso di Villa Certosa, chi all'aeroporto di Olbia - non sono riusciti neanche a vederlo. Nelle 24 ore sarde però è riuscito anche a parlare al telefono con Gianfranco Fini. «Una telefonata sentita», spiegano dagli staff di entrambi. Occasione, oltre che per farsi i rituali auguri di Pasqua, per ribadire la comune intenzione di vedersi molto presto. Ancora non c'è una data prestabilita: «Al rientro dalle vacanze si tratterà di confrontare le due agende e trovare lo spazio più adatto». Nel centrodestra così prosegue l'allestimento del cantiere (voluto fortemente dal Cav) delle riforme. Come dimostra la «lunga» e «cordiale» telefonata fra Silvio e Gianfranco. In questo quadro si delinea una convergenza di interessi: il premier, che considera prioritarie giustizia e fisco, sembra poco interessato al dibattito su quale sia la migliore forma di governo, se quella francese, inglese o statunitense. L'importante è che si conferiscano maggiori poteri all'esecutivo. Una flessibilità che potrebbe favorire non solo il riavvicinamento con il presidente della Camera (da sempre favorevole al presidenzialismo alla francese), ma anche il confronto con l'opposizione. Intanto in settimana, per l'esattezza mercoledì pomeriggio, si terrà l'ufficio di presidenza del Pdl, prima occasione di confronto tra i vertici di via dell'Umiltà dopo le regionali. Nell'odg, per ora, c'è l'analisi del voto (a cui l'ufficio elettorale del Pdl sta già lavorando), compresa la spinosa questione dell'Udc, e appunto le riforme. Su questo tema il premier di certo ribadirà quanto detto negli ultimi giorni, e cioè che «nei prossimi tre anni», quindi fino a fine legislatura, «bisogna procedere con tutte le riforme». Senza perdere più tempo. Non ci saranno cambi ai vertici del partito (come invece si vociferava subito dopo il caso liste). Rinfrancato dall'esito delle elezioni regionali, il premier dà atto pubblicamente ai coordinatori nazionali di aver lavorato «benissimo» e di non vedere motivi per avanzare critiche visto che «da quando è nato il Pdl in tutte le competizioni elettorali a cui abbiamo partecipato abbiamo sempre avuto un risultato a noi favorevole». Ci saranno degli innesti locali, a vantaggio di giovani e soprattutto donne. Al rientro nella Capitale, previsto per mercoledì, il premier ha già fissati alcuni impegni. Dopo la riunione dei dirigenti del partito, giovedì mattina ci potrebbe essere il Consiglio dei Ministri. E venerdì il Cavaliere sarà a Parigi per un vertice bilaterale con il presidente Sarkozy.

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