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Le carriole con le ruote sgonfie

Stefania Pezzopane

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Le resterà il ricordo del bacio di George Clooney davanti alle macerie de L'Aquila. E quella un possente «Mr. President» Obama che quasi si genuflette per abbracciarla a causa delle differenza di altezza. Stefania Pezzopane, esponente del Pd, e presidente uscente della giunta provinciale del capoluogo d'Abruzzo, dovrà dire addio alle copertine e alla ribalta mediatica. E al palazzo del potere. La sua campagnia antigovernativa a suon di carriole. Quelle che puntualmente entrano nel centro de L'Aquila per ripulirla dalle macerie non le ha portato bene. Le carriole sono rimaste con le ruote a terra. A scrutinio quasi terminato la Pezzopane ha subìto un secco arretramento rispetto al 60 per cento ottenuto nel 2004. Una sonora sconfita inferta dal candidato di centrodestra Antonio Del Corvo. Quando sono stati scrutinati quasi due terzi delle sezioni, Del Corvo e la coalizione di centrodestra che l'ha candidato si collocano appena sotto il 53 per cento, mentre la Pezzopane e i partiti che la sostengono restano sotto l'asticella del 46 per cento. Insomma la ribalta cercata a tutti i costi dalla ex comunista Pezzopane (negli anni ottanta fu segretario della Federazione giovanile comunista italiana), spente le luci mediatiche del post terremoto la presidente ha provato a riprendere popolarità con le carriole, non l'ha premiata. I numeri smentiscono la tesi secondo cui nella popolazione aquilana, a dispetto degli sforzi compiuti dal governo nazionale, crescerebbe (anche sulla scorta dell'inchiesta relativa al ruolo della protezione civile) la disaffezione verso il modo in cui l'opera di ricostruzione è stata impostata. La gente, i cittadini, quelli che hanno sofferto in strada il freddo e le ferite inferte dal sisma oggi non ha ripreso la vita di tutti i giorni nel centro della sua città. Ma vive in case vere. Di mattoni o di legno. Ma case. E la gratitudine del popolo d'Abruzzo si è vista ed è stata certificata nella cabina elettorale. Altro che carriole, dunque. Il voto che apre la porta del Palazzo della provincia a Dal Corvo è una bocciatura secca a una campagna denigratoria contro l'operato del governo. E la Pezzopane non può certo smentirlo. Quando il monsignor D'Ercole ha provato ad affiancare a «Carriola Rossa» (quella della Pezzopane) le altre, quelle del popolo cristiano è stato messo all'indice. Gli ex contigui di Peppone hanno rimproverato a Don Camillo di voler fare solo propaganda. E lo hanno severamente messo alla porta. La zona rossa, nel senso di pericolo per i crolli, è diventata rossa anche di segno politico. La Pezzopane però ha fatto male i suoi conti. La popolarità televisiva, chi non la ricorda sorridente e felice come una scolaretta di fronte ai potenti della terra (non solo Obama, dunque) non le ha portato bene. Il Corvo che volteggiava sul palazzo della provincia ha messo a segno un risultato eccellente. Niente carriole. Niente slogan. Niente accampamenti. Solo il portatore di un messaggio. Quello del «Fare». Già meno di un anno fa la popolazione de L'Aquila era sotto le tende. I bambini e le donne piangevano. Poi il sistema della protezione civile ha messo a punti una ricostruzione a cui nessuna credeva. Non intaccato dalle conseguenze delle indagini giudiziarie quando le carriole sono state riempite di fango da gettare su Bertolaso. Ma nemmeno questo è bastato. La cultura del fare ha vinto. Le altre sono solo parole. E alla Pezzopane restano solo i ricordi.

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