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La sinistra si sveglia misogina

Daniele Luttazzi nello show di Santoro Raiperunanotte

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Le donne della sinistra sono sull'orlo di una crisi d'identità. I nervi, per ora, restano saldi. Succede che nel giornale che in questo momento più incarna i loro ideali, e che si proclama democratico e libertario, il «Fatto Quotidiano» di Travaglio & company, venerdì 27 marzo appare un commento a firma di Massimo Fini che definirlo misogino è poco. Scrive Fini: «Le donne sono una razza nemica, mascherate da “sesso debole” sono quello forte». Bontà sua! Inoltre «sono sfuggenti, lingue biforcute, serpentine». Al confronto il maschio è «un bambino elementare che, a parità di condizioni, lei si fa su come vuole». Sintetizziamo il resto: comandano sul sesso («hanno sempre da guadagnarci con quella loro bocca pelosa» come Sartre docet), sono baccanti, orgiastiche ecc. e per secoli l'uomo ha cercato di irreggimentarle. Ma ora che sono «liberate» sono diventate insopportabili. Per qualche carrieruccia da segretaria, infatti, han perso ogni istinto materno nei confronti del marito o compagno ecc. E come se non bastasse son zeppe di privilegi a cominciare dal diritto di famiglia per cui nel 95% dei casi di separazione, si tengono figli e casa (!!). Loro, le maliarde «non fan che provocare, sculando in bikini, in tanga, in mini (e poi «se le fai un'innocente carezza sui capelli è già molestia sessuale»). Insomma, conclude Fini «Basta. Meglio soddisfarsi da soli dietro una siepe». Incredibile coincidenza: il pezzo di Fini è uscito il giorno dopo la perfomance a Raiperunanotte di Daniele Luttazzi che sotto lo sguardo divertito di Santoro e dello stesso Travaglio, ha paragonato gli italiani a una donna gattoni nell'atto di subire (ma era consenziente, diranno i piccoli lettori) un rapporto anale dal fidanzato. Le proteste al «Fatto Quotidiano» non si sono fatte attendere. Sulla graticola Massimo Fini: «Il messaggio sessista è potentissimo ed oltremodo offensivo per l'intelligenza delle vostre lettrici» scrive una di loro. E chiede «la rimozione dell'articolo e delle scuse formali da parte del diretto interessato». Ma sopratutto chiama a raccolta gli altri lettori (maschi) dal torpore riverenziale in cui si crogiolano: pensate che sta parlando anche delle vostre madri, sorelle, figlie, mogli e amiche. Cribbio! La signora minaccia di far girare l'articolo (e lo ha fatto!) per farne partecipi anche altri senza distinzioni di genere, orientamento sessuale, religione. Al censurato Daniele Luttazzi ci pensa una lettera di Stefania Cantatore dell'Udi di Napoli seriamente preoccupata perché in certi passaggi Luttazzi «ammicca» a un pubblico maschile con analogie all'odiato Berlusconi: «La parte più amara viene dalla considerazione che con un linguaggio trasgressivo si ripropone la logica borghese della sottomissione sessuale femminile. Per questo l'iconoclasta Luttazzi, per la sua metafora non ha scelto una sodomia fra gay: il calcolo è sempre lo stesso pesa di più l'accusa di omofobia, o quella di maschilismo?» Approva e sottolinea Titti: «Stefania ha centrato il problema quando dice che verso una battuta sessista siamo completamente anestetizzati. Questo la dice lunga su quanto la supposta sinistra sia completamente sorda a una sensibilità femminista che vada oltre un emancipazionismo egalitario o "pariopportunistico". I corpi delle donne sono ancora corpi disponibili, evidentemente». Insomma cosa sta succedendo? Si sono riaperte le antiche fratture? Questa volta, però, sembrerebbe più una guerra in famiglia. E se il commento di Fini fosse solo una provocazione? Il dubbio resta: l'articolo di risposta di ieri «Uomini, il buio oltre la siepe» di Silvia Truzzi ci mette una pezza ma non ripara nè risolve l'enigma.

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