Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

La scalata di Alemanno al Pdl

Esplora:
Il sindaco di Roma Gianni Alemanno

  • a
  • a
  • a

Il futuro del Pdl passa per Roma e Alemanno ha già dettato la linea chiedendo i congressi. Spetterà a lui poi trovare un nuovo equilibrio nel Pdl locale. E lo farà da sindaco, fino al 2013. Le voci sulla «caduta di Roma» sono iniziate a circolare già un'ora dopo la notizia della non presentazione della lista Pdl di Roma e Provincia per le Regionali. Prima nei corridoi del centrosinistra che ha messo subito in campo l'attacco alla roccaforte più importante del Pdl poi, complice lo choc dell'esclusione del partito di maggioranza dalla competizione, anche in Campidoglio si è iniziato a pensare a un «dopo Alemanno». Un «dopo» che non ci sarà, almeno fino al 2013. «O Roma o morte», ha ribadito ieri il sindaco rispondendo al Riformista che lo aveva già indicato come «delfino» di Berlusconi. E così sarà. Un po' per scaramanzia, i precedenti di Rutelli e Veltroni la dicono lunga sul destino di chi «abbandona» la Capitale prima del tempo. Ma soprattutto perché il Pdl, subito dopo le Regionali, sarà chiamato a scegliere definitivamente il suo destino: trasformarsi in un vero partito o sciogliersi. Un nodo questo reso ancora più complicato dall'incognita di Gianfranco Fini che starebbe già preparando una conferenza stampa post pasquale di «addio» a Berlusconi. Il ruolo di Alemanno dunque è decisivo. Per due ragioni. È uomo di partito: Msi, An, Pdl lo hanno sempre visto protagonista di una classe dirigente che ha saputo adeguare il progetto politico al cambiamento sociale e culturale del Paese. Un ruolo questo che continua a svolgere, avendo già dettato la linea maestra per «salvare» il Pdl, cioè quella congressuale e andando a fare campagna elettorale in Emilia, Campania, Calabria. «Per gli amici», ha detto lui. Per rinverdire la sua dimensione nazionale, secondo molti. Ma Alemanno è sindaco di Roma, un particolare che nello scenario nazionale ha sempre fatto la differenza. Non a caso la «nascita» di Fini come leader della destra moderna è avvenuta proprio con la sua candidatura alla guida della Capitale. Così come Rutelli fu precursore della Margherita e Veltroni del Pd. Le Regionali, con tutte le loro anomalie, non hanno fatto altro che accelerare un percorso già segnato. Alemanno, nel suo ruolo di uomo di partito e di sindaco di Roma, sedeva già in prima fila. Che sia sceso in campo per sostenere Renata Polverini è cosa ovvia. Roma si governa meglio con istituzioni amiche (non a caso fu Veltroni a indicare Marrazzo come candidato nel 2005). Per questo, ieri, nell'ultimo giorno di campagna elettorale proprio Alemanno ha giocato a tutto campo le ultime carte consentite dalla legge prima del silenzio elettorale. Chiede alle candidate di prendere posizione sulla liberalizzazione delle droghe, ben sapendo la posizione della radicale Bonino; è tornato sul problema dei rifiuti, paventando il rischio Campania, e infine ha espresso vivo apprezzamento per le parole di Berlusconi sul quoziente familiare, che sarà realtà a Roma in estate.   Droga, rifiuti, famiglia. I tre punti sui quali ha scommesso Alemanno per far vincere la Polverini. Con lei alla Regione ripensare e rilanciare il Pdl sarebbe più semplice, così come pensare al secondo mandato in Campidoglio. Lo sguardo, certo, va al 2013. Solo allora Alemanno lascerà il Campidoglio e si ripresenterà al voto degli elettori. Presto per dire se per la riconferma alla guida della Capitale o per Palazzo Chigi.

Dai blog