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Bonino-Polverini, scintille in tv

Le candidate del centrodestra e del centrosinistra alla guida della giunta regionale del Lazio Renata Polverini ed Emma Bonino

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«È andata bene», dicono all'unisono uscendo dallo studio Sky dove si sono confrontate per la seconda volta in due giorni. Tutt'e due sono convinte d'aver superato a pieni voti la prova tv. L'epilogo - ma solo quello - è comune per entrambe. Per il resto, nell'ora di trasmissione che le ha viste opposte, si sono confrontate e - piuttosto spesso rispetto alla tenzone di lunedì mattina al TgR - scontrate. Praticamente su tutti i temi caldi di quest'ultimo scorcio di campagna elettorale: Berlusconi, la sanità, i rifiuti, la Cei. Si comincia con i convenevoli ridotti all'osso. I baci reciproci di Fiumicino sono lontani. S'incontrano nei corridoi di Sky: scambio veloce di battute. «Oggi sono in arancione», scherza la candidata di centrodestra alla presidenza del Lazio Renata Polverini, riferendosi alla giacca che indossa. La «rivale» di centrosinistra, Emma Bonino, invece, non abbandona quel tocco di giallo che contraddistingue la propria campagna elettorale: giacca grigia, lupetto blu, pantaloni e sciarpa canarino. Si entra negli studi di «Decidi Tu 2010», partono i flash di rito e la stretta di mano di circostanza. S'accendono le telecamere e comincia il duello. I tempi li dettano i due «testimoni» scelti per l'occasione: il direttore de Il Tempo Mario Sechi e il vicedirettore de Il Messaggero Stefano Barigelli. Primo scontro sul presidente del Consiglio e il suo blitz nella campagna elettorale laziale. «Certamente c'è una sproporzione, anche con la discesa in campo di Berlusconi», attacca la Bonino. La Polverini non fa in tempo a replicare che la leader radicale incalza: «Generalmente il governo ne sta fuori. Le elezioni non sono un referendum sul governo: quando si arriva a promettere di sconfiggere il cancro, mi darei una regolata». Altro tema, altra polemica: il deficit sanitario. La Polverini è la prima a prendere la parola: «Io i miei stati generali li ho già fatti perché la sanità è malata e appena sarò eletta dovrò occuparmene. Ho visitato oltre 40 ospedali». Due i problemi: le liste d'attesa e i «tagli indiscriminati fatti dalla giunta di centrosinistra per rientrare da un debito che non si può continuare ad addebitare alla giunta di centrodestra». La Bonino alza stupita gli occhi al cielo e sciorina i documenti che tiene in mano. «Tira fuori tutte le carte che vuoi. I conti li conosco benissimo e intendo andare avanti», incalza la Polverini. Ma la Bonino torna all'attacco: «È molto semplice: il debito era di 10 miliardi, ereditato in parte da Badaloni e duplicato dalla giunta Storace». «Che però - replica la Polverini - ha aperto tre ospedali e non ne abbiamo chiuso neanche uno». «Erano pronti e li avete aperti voi - risponde la leader radicale - e ne avete venduti una cinquantina di cui si paga l'affitto fino al 2033 e non si sa neanche dove sono andati i soldi». «Va bene, va bene», sorride la candidata del centrodestra, ma la Bonino riprende e attacca ancora: «Siccome per voi le Istituzioni non contano mai il questore non è credibile, la Corte dei Conti non è credibile». «Non mi addebitare cose che non ho mai detto e atteggiamenti che non ho mai avuto», taglia corto la Polverini. Su una cosa, tuttavia, entrambe concordano: la riduzione dell'imposizione fiscale nel Lazio non sarà possibile fino a quando non sarà stato azzerato il debito sanitario. La Polverini promette di farlo in tre anni, nel frattempo garantisce incentivi e aiuti come il quoziente familiare. E quando un servizio ricorda le priorità dettate dal presidente degli industriali romani Aurelio Regina (sanità, infrastrutture e sostegno alle piccole e medie imprese) la Bonino ricorda le proprie priorità: la Roma-Latina («Manca l'ok del Cipe e il Campidoglio è ancora indeciso sull'ingresso a Roma»), il porto di Civitavecchia e la ferrovia Roma-Viterbo. La Polverini controbatte ricordando «le tante opere non completate» dalla giunta Marrazzo, come la Cisterna-Valmontone. Immancabile lo scontro sul tema del momento, l'appello di monsignor Bagnasco a sostenere chi difende la vita. «L'aborto non è competenza regionale, e questo dovrebbe saperlo anche il signor Bagnasco, il suo intervento da questo punto di vista è abbastanza...scontato. A ogni elezione è così - tuona Emma Bonino. La legge 194 è una legge votata dall'80% degli italiani, per non tornare alle mammane e ai cucchiai d'oro, che promuove la libera scelta e la maternità responsabile, e credo che quell'80% sia in gran parte costituito da cattolici. È una legge che ha messo fine a una piaga drammatica. Anzi, si dovrebbe riuscire a fare un po' più di prevenzione con meno ipocrisia. Ho trovato dunque questo intervento fuori posto in un dibattito politico-elettorale». Diplomatica la replica della Polverini: «La Chiesa è una fonte talmente autorevole che non si può commentare perché altrimenti si rischia una strumentalizzazione. Io ho un profilo assolutamente chiaro, ho da sempre sostenuto quali sono i miei valori di riferimento, che sono il rispetto della vita, il ruolo che voglio assegnare alla famiglia anche attraverso una politica concreta di intervento per aiutare quel nucleo che io considero il nucleo fondante della società». E i gay? La Polverini affonda: «Credo che alla base dei matrimoni ci sia la diversità dei sessi». Schermaglie anche sui rifiuti. La Polverini ricorda il «fallimento di Marrazzo» e il nodo mai sciolto di Malagrotta, la Bonino la rintuzza: «Doveva essere Alemanno a indicare un altro sito. Il sindaco l'annuncerà dopo le elezioni? Il Lazio è stato commissariato per anni e anni e ne è uscito da un anno. Il piano è in consultazione a Bruxelles per scongiurare infrazioni e sarà questo il primo viaggio che farò. Il piano è già sufficiente, ma servono altre due operazioni: riduzione dei rifiuti, e incentivo della raccolta differenziata». L'ultimo scontro è su precari e lavoro. La Polverini promette la stabilizzazione e la Bonino chiude «sfumata»: «Ma che stabilizzi... Non si può fare, non si può fare (per il blocco del turn-over imposto dal governo ndr). Ma guarda che sei buffa...»

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