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Vertice Pdl, verso la soluzione politica

Bossi e Berlusconi

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Pur confidando nel buon esito dei ricorsi ai Tar contro le esclusioni delle liste del centrodestra dalle elezioni regionali in Lombardia e nel Lazio, governo e maggioranza hanno messo in moto la macchina per arrivare ad una «soluzione politica» di quella che con il passare delle ore si va sempre più delineando come un'emergenza democratica. Una soluzione da trovare inevitabilmente coinvolgendo l'opposizione e il Quirinale. In mattinata il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha manifestato la sua «preoccupazione» per quello che ieri sera, da Bruxelles, aveva definito un «pasticcio», e assicurato di seguire gli sviluppi della situazione e porsi «i problemi che potranno sorgere». Dopo il vertice Lega-Pdl, a cui hanno preso parte sia Bossi che Berlusconi, come anche i ministri Maroni e Calderoli, è in corso in questi minuti l'ufficio di presidenza del Pdl. Si stanno valutando tutte le vie percorribili, hanno confermato sia Calderoli che il ministro La Russa («tutto ciò che è lecito, così non fraintendete»), il quale ha riferito di «contatti informali» con l'opposizione. E per favorire un clima propizio per una soluzione istituzionale Berlusconi e Fini hanno annullato l'appuntamento di questa sera con i parlamentari del Pdl del Lazio all'Hotel Excelsior. Una possibile via d'uscita sarebbe anche quella del rinvio del voto, per poter riaprire i termini per la presentazione delle liste dando così modo agli esclusi di mettersi in regola. A seconda del grado di coinvolgimento dell'opposizione e dell'orientamento del capo dello Stato, si sta valutando se avvalersi dello strumento del decreto, oppure se procedere per via ordinaria in Parlamento, con un ddl, che richiederebbe tempi più lunghi di approvazione. «Elucubrazioni» che hanno «poco fondamento», ha però commentato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani, che tuttavia non sembra insensibile di fronte alla gravità di una situazione che rischia di penalizzare la metà dell'elettorato in regioni come Lazio e Lombardia. Bersani manifesta la sua preoccupazione, ma suggerisce di attendere le decisioni degli organismi che devono ancora pronunciarsi e osserva che per prima cosa il centrodestra dovrebbe ammettere i propri errori. Il leader dell'IdV, Antonio Di Pietro, pur avendo dichiarato di voler «vincere sul campo e non a tavolino», avverte che «un decreto legge sarebbe un golpe». Il segretario dell'Udc, Lorenzo Cesa, apre invece all'ipotesi di un decreto da parte del governo («riteniamo di poterlo valutare positivamente»), anche se distingue i casi della Lombardia e del Lazio e ritiene «difficile pensare ad uno spostamento delle elezioni». Una «soluzione politica» è auspicata, attraverso i loro editorialisti, anche da giornali come il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore. I Radicali chiedono invece l'annullamento delle elezioni e una nuova convocazione «solo dopo la rideterminazione dei criteri di presentazione delle liste secondo gli standard e le prassi della maggioranza dei Paesi dell'Unione europea nonchè la contemporanea definizione di regole chiare e certe che garantiscano a tutte le forze in competizione parità di diritti nell'accesso agli spazi di informazione televisiva». Nel frattempo, contro l'esclusione del «listino» di Formigoni, sono stati presentati al Tar della Lombardia due ricorsi, uno da parte della lista e l'altro personale del governatore lombardo, mentre il Pdl presenterà domani al Tar del Lazio il suo ricorso contro l'esclusione della sua lista per la provincia di Roma.

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