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Giovani del Pdl in rivolta: tocca a noi

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MicheleDe Feudis BOLOGNA Hanno voglia di cambiare e sono poco inclini al compromesso. Non ascoltano certo la canzonetta sanremese di Emanuele Filiberto e Pupo, stroncati senza appello da Ffwebmagazine. I ragazzi della Giovane Italia entrano a gamba tesa nel dibattito politico del Pdl con tutta altra musica. «La mia preferita è "Wind of Change" degli Scorpions» sentenzia Carolina Varchi, dirigente nazionale di Palermo, esponente dell'ala intransigente sulla questione morale, già protagonista di una dura campagna per le dimissioni dell'ex governatore Totò Cuffaro. Nel capoluogo emiliano si sono riunite tutte le anime del movimento giovanile del Pdl - quella vicina alla destra sociale, i protagonisti, i Cyrano-meloniani e gli ex Forza Italia Giovani. Duecento under trenta in assemblea per quattro ore (tra mattina e pomeriggio), si sono interrogati sui temi di maggiore attualità, hanno disegnato un futuro "fusionista" e chiesto più spazio. «E chi è?»: così replicano nella platea alla domanda su Nicole Minetti, la showgirl che i boatos vorrebbero nel listino milanese del Pdl collegato al governatore Roberto Formigoni. Il clima è elettrico. «Alle Regionali il nostro auspicio - spiega Mattia Kolletzek, consigliere nazionale degli studenti universitari - è che si valorizzino nelle candidature i giovani cresciuti nei movimenti giovanili e universitari. Il merito prima di tutto nella composizione delle liste. In caso contrario ci ribelleremmo con forza nei confronti dei vertici. Non le accettiamo veline in politica in assoluto. Se poi fossero premiate al posto di un giovane militante, potremmo protestare in maniera plateale». Hanno come punto di riferimento culturale Ezra Pound e Filippo Tommaso Marinetti, si riconoscono nelle provocazioni di Pietrangelo Buttafuoco ma non hanno nessuna voglia di essere considerati al pari di un cenacolo intellettuale. Michele Barcaiuolo, responsabile emiliano di GI, prova a stilare un elenco: «Non è un caso che i gruppi studenteschi dei partiti abbiano trasversalmente costituito una palestra per i principali politici italiani. Da Aldo Moro a Bettino Craxi, a Gianfranco Fini e Massimo D'Alema. Stesso cammino per Peppe Scopelliti, candidato governatore in Calabria, per il ministro Giorgia Meloni o per il parlamentare Beatrice Lorenzin, cresciuta nel movimento dei giovani di Berlusconi e nella Fondazione Einaudi». Marco Perissa, romano - viene dalla scuola politica di Colle Oppio, già eretica sezione missina - mette al centro del suo intervento il valore della militanza: «In politica ci devono stare i ragazzi che hanno passione, chi si è contaminato con il territorio. Siamo distanti anni luce da chi pensa di fare il salto nel Palazzo dopo esser passata dalla segreteria di qualche onorevole...». La piemontese Augusta Montaruli unisce amarcord e nuove sfide: «Sono cresciuta con il mito famigliare di uno zio consigliere comunale del Msi a Ruvo di Puglia: non arretrava mai davanti all'arroganza dei corrotti e contrastava con puntiglio le delibere più discutibili. Per questo motivo non vogliamo nelle nostre fila improvvisati o "parvenu"». E se il mito della «diversità ontologica» della sinistra crolla a Bologna con gli strascichi boccacceschi della liaison tra l'ex sindaco Flavio Delbono e la sua collaboratrice Cinzia Cracchi, l'arcipelago giovanile, pur con sfumature differenti, reclama uno stile irreprensibile per la classe dirigente del Pdl. Giorgia Latini, ex Forza Italia giovani, dirigente nazionale: «Bisogna escludere le mele marce. Per noi, però, resta essenziale la distinzione tra pubblico e privato». Alla successiva citazione del sottosegretario alla Protezione civile Guido Bertolaso parte un lungo applauso. Augusta Montaruli: «Ma svecchiamola 'sta classe dirigente. Dopo due elezioni ci deve essere il ricambio, una garanzia contro certe derive clientelari...». Marco Perissa: «La morale non la detta i giornali con le intercettazioni. Sarebbe utile, in ogni caso, mettere tetti di spesa per le campagne elettorali. E soprattutto non vogliamo sentir parlare di "immunità parlamentare"».

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