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Uscirne bene e a testa alta

Guido Bertolaso

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Guido Bertolaso resta al suo posto, gli arrestati restano in cella, i magistrati indagano, il Paese si interroga e la politica non sa ancora che pesci pigliare. È questa la plastica rappresentazione dei pezzi che si muovono sulla scacchiera dell'inchiesta che sta scuotendo il Paese. Fin dal primo momento Il Tempo ha preso una posizione netta: abbiamo difeso la figura del capo della Protezione civile e su questo punto non cediamo di un millimetro. Abbiamo ottime ragioni per farlo con serenità e fermezza. Bertolaso non è un volgare mazzettaro, è un eroe positivo di cui la coscienza collettiva del Paese ha bisogno per non sentirsi perduta e smarrita.   Le sue scappatelle (tutte da dimostrare) ai nostri occhi di persone pratiche e di buonsenso non cambiano di una virgola il giudizio sulla qualità del servitore dello Stato e sulla sua azione. Non siamo nella truppa dei moralisti d'accatto che giudicano le sue presunte piroette sotto e sopra le lenzuola. Bertolaso ha salvato vite umane e ieri in tv a Ballarò abbiamo visto il suo coraggio da leone. La sua dimensione è lontana anni luce da quella del clan che approfittava delle tragedie per arricchirsi. Chi sbaglia paga e chi ruba deve stare dentro. Condanniamo fermamente l'arroganza e l'abuso di potere e in queste pagine lo facciamo raccontando storie esemplari. Uno come Balducci che sfrutta la sua posizione di dominus delle opere pubbliche per imporre a destra e a manca raccomandazioni all'università, ottenere la cancellazione di una multa e minacciare il trasferimento di due vigili urbani, è un insulto contro la nostra idea virtuosa dell'Italia. I tentativi delle imprese legate alla criminalità di infiltrarsi negli appalti pubblici, i disinvolti rapporti tra soggetti istituzionali e boss di piccolo e grande taglio, fanno parte di una storia su cui è urgente far luce. Berlusconi ha reagito con veemenza alla storia di corruzione che ha fatto arrossire di vergogna il Comune di Milano. Gianfranco Fini ha spiegato che chi incassa tangenti non lo fa per il partito ma è un ladro. E siamo certi che anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno saprà misurarsi da par suo su questo tema con gli uffici dell'amministrazione capitolina. I partiti devono reagire con forza e lucidità. Bisogna separare i casi di corruzione dalla politica, evitare che le inchieste travolgano il sistema istituzionale, ricordare alla magistratura che non può sostituirsi al Parlamento, sbugiardare un centrosinistra ipocrita, vile e doppio che scarica Bertolaso dopo averlo usato in passato e sogna, ancora una volta, la fine del Cavaliere per mano giudiziaria. È il programma minimo per avere la fiducia dei cittadini e uscire a testa alta dalla bufera.  

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