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Le foto con Contrada innervosiscono Tonino

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Antonio Di Pietro

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Ci sono domande e domande. Alcune meritano risposte, altre no. Antonio Di Pietro ha spiegato bene la differenza quando, ieri mattina, si è presentato nella sala stampa di Montecitorio. Quando la giornalista del Tg1 Ida Peritore gli ha chiesto un commento sulle foto pubblicate dal Corriere della Sera che lo ritraggono assieme all'allora numero tre del Sisde Bruno Contrada (nove giorni prima del suo arresto per concorso esterno in associazione mafiosa nel dicembre 1992 ndr), il buon Tonino ha glissato con un «occupiamoci di cose serie». Poi, a telecamere spente, è partito all'attacco: «Il Tg1 fa domande del cazzo. Non ce l'ho con lei ma con il suo amico Minzolini. Fuori ci sono i lavoratori dell'Alcoa che rischiano di perdere il posto e mi fate queste domande?» Parole pesanti, soprattutto se pronunciate dall'uomo che quando Silvio Berlusconi querelò Repubblica per le 10 domande sui suoi rapporti con Benedetto e Noemi Letizia, non esitò ad attaccare il premier accusandolo di attentare alla libertà di stampa. Eppure anche allora il Paese aveva questioni più importanti da affrontare della vita privata del Cavaliere. Non a caso, a stretto giro di posta ecco arrivare le reazioni. L'Associazione stampa parlamentare invia una lettera a Di Pietro per manifestare la propria protesta. Il Pdl attacca. E lui torna sui suoi passi (in serata invierà anche un mazzo di fiori alla giornalista ndr): «Certamente mi scuso con la giornalista del Tg1. Non avevo alcuna intenzione di offenderla per il rispetto che ho del suo lavoro e della sua professionalità. La mia eccessiva reazione voleva solo rimarcare l'assurdità del lungo e incalzante elenco di domande postomi su una questione che reputo grottesca e ridicola a fronte delle vere emergenze del Paese e il Parlamento, invece di affrontarle, si occupa di legittimo impedimento». La segreteria di redazione del Tg1 incassa e rilancia: «Vogliamo ostinarci nel rivolgere al leader dell'Italia dei valori alcune domande. Rispondere a ciò che fa comodo e offendere quando la domanda crea imbarazzo o è scomoda: è questa la concezione della libertà di stampa che ha l'onorevole Di Pietro? È questa l'informazione del servizio pubblico che vuole? Non ritiene che siano i giornalisti a dover stabilire le priorità dei temi da sottoporre all'attenzione dell'opinione pubblica e non la politica?» E anche il Cdr del Tg1 e il segretario dell'Usigrai Carlo Verna ricordano che «il mestiere del giornalista è fare domande». Ma, al di là della lezione di deontologia professionale, a colpire è soprattutto il nervosismo mostrato dal leader Idv. Perché arrabbiarsi tanto per delle foto di una cena come le altre? Perché presentare diffida (è stato lo stesso Tonino a dirlo a Libero) per evitare la pubblicazione di un libro che contiene solo «fatti già chiariti in sede processuale»? Per giunta scritto da un «grafomane» come il suo ex collaboratore Mario Di Domenico, che ha già perso «tutte e venti le cause» con il leader Idv? Addirittura Pier Luigi Bersani lo difende parlando di «grosso polverone». Eppure Tonino è nervoso. Qualcuno, malignamente, dice che ci sia dell'altro. Che l'ex pm tema si tratti di un'imboscata alla vigilia del congresso del partito in cui, per la prima volta, verrà messa in discussione la sua leadership. Che qualcuno stia cercando di farlo fuori. Di certo c'è che, dopo la campagna lanciata da Micromega sulla poca trasparenza all'interno dell'Idv, questo è il secondo colpo all'immagine del moralizzatore per eccellenza. Oggi Di Pietro dovrebbe tenere una conferenza stampa per chiarire i punti oscuri della vicenda-Contrada. Sarebbe il caso ricordasse una delle famose «minime» dello storico dell'arte Alessandro Morandotti: «Anche una domanda sbagliata può ottenere una risposta giusta».

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