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È rinato il Polo del '94

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Il premier Berlusconi

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È rinato il Polo. Sì, il Polo. La vecchia sigla del centrodestra. Anzi, la sigla con la quale è nato il centrodestra in Italia. Il Polo. Il Polo del '94. Che poi in realtà erano due. Il Polo delle libertà al Nord che prevedeva l'alleanza tra Forza Italia, Lega Nord e Ccd con l'allora Msi che correva da solo. E il Polo del buongoverno, che vedeva in alleanza sempre Forza Italia e Ccd ma questa volta con il Msi al Sud, senza la Lega. Grosso modo si ripercorre la stessa strada. «Siamo tornati indietro, che poi in politica può significare anche andare avanti», dice uno dei partecipanti al vertice del centrodestra che si è svolto ieri nell'hotel degli incontri riservati di Gianfranco Fini. Stavolta non è tanto riservato, è un faccia a faccia allargato con Silvio Berlusconi. Che vuol dire tornare indietro? Vuol dire che il centrodestra, almeno per queste Regionali, avrà un doppio modello. Il modello Arcore, l'asse forte tra Pdl e Lega, tra Berlusconi e Bossi e le cenette del lunedì a Villa San Martino con Giulio Tremonti. E poi c'è il modello Roma, quello varato nel Lazio con il Pdl alleato con l'Udc a sostegno di Renata Polverini. Quell'Udc tanto odiata da Umberto Bossi. Si fa per dire perché ieri mattina, nel bel mezzo del Transatlantico, il Senatùr stava passeggiando con il suo capogruppo alla Camera Roberto Cota e gli si è avvicinato sorridente Pier Ferdinando Casini. A quel punto il ministro delle Riforme lo ha sfottuto: «Mi raccomando, non mollare. Tieni duro, Pier». Casini gli ha risposto per le rime, scherzi e abbracci. Insomma, al di là dei battibecchi in tv (l'ultimo l'altra sera a Porta a Porta proprio tra Casini e Cota) sembrano tutti d'accordo. Berlusconi fa la faccia brutta con l'Udc e minaccia sfaceli. Sul campo regge l'intesa nel Lazio e nuovi accordi sono in arrivo. Il primo è in Campania, dove il Pdl ha candidato Stefano Caldoro che piace tanto a Berlusconi e Fini e soprattutto è ben accettato da Casini. Al punto che qualche giorno fa incontrando Cesa davanti a un ascensore di Montecitorio si è sentito dire dal segretario Udc: «È inutile che ti fai ancora raccomandare dal nostro comune amico, tanto noi abbiamo già deciso». Ad appoggiarti. Ed è d'accordo anche Ciriaco De Mita che dell'Udc è il ras locale in Campania: l'ex premier, infatti, sa bene che il vento di cambiamento da quelle parti è troppo forte. E si chiuderà anche in Calabria, dove il candidato del Pdl Giuseppe Scopelliti sta già preparando le carte da far controfirmare ai centristi e poi porterà tutto al tavolo nazionale. Che chiuderà un occhio e darà anche a lui l'ok. Così Pdl e Udc saranno alleati dalla Tuscia allo Stretto di Messina con la sola interruzione della Basilicata. Regione in cui ci sono gli unici veri problemi all'interno del centrodestra, visto che Berlusconi ha calato dall'alto la candidatura di Magdi Allam mentre anche da quelle parti si scaldava un uomo di Fini. E infatti Il Secolo, il quotidiano del presidente della Camera, si appresta a colpire duro a vantaggio di una campagna per i candidati espressione del territorio. Basilicata o non Basilicata al Sud si riproporrà la stessa alleanza che fu con il Polo del Buongoverno (mentre l'altro Polo al Nord sarà uguale a quello di sedici anni fa con la sola eccezione che vedrà dentro gli ex missini e fuori gli ex democristiani casiniani).   E se questa doveva essere la conclusione perché allora Silvio ha fatto la faccia feroce contro l'Udc? La spiegazione più chiara la dà un altro big del Pdl che chiede l'anonimato: «Facile. Quelli di Casini stavano chiedendo davvero troppo. Tutti gli assessorati pesanti. Nel Lazio l'Urbanistica e il Lavoro, una vicepresidenza. In Campania la Sanità. In Calabria il Bilancio. Ora che il quadro è completo la prossima cosa che chiedono rispondiamo: "Assessorato a che? Non vi diamo nulla, possiamo andare da soli". Per loro adesso è troppo difficile tornare indietro. A Roma che fanno? Vanno con la Bonino? No, e allora s'accontentano di qualche poltrona più leggera». Ragionamento rozzo ma efficace direbbe Berlusconi. Al quale ormai cominciava a stare stretto un solo centrodestra e allora se n'è fatto due. Uno a sua immagine e somiglianza. L'altro un po' più finiano. Così anche Gianfranco ha da sorridere (almeno da Viterbo in giù).  

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