Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il Pd apre sulla Giustizia: "Se ne può discutere"

L'aula del Senato

  • a
  • a
  • a

Apertura sì, ma con determinati paletti. Il Partito democratico apre all'ipotesi di una norma meramente applicativa della sentenza 333 della Corte costituzionale. «Se ne potrebbe discutere». A dirlo non uno qualsiasi, ma il responsabile riforme del Pd Luciano Violante. Il tutto mentre dall'altra parte, si continua a ripetere di non avere nessuna intenzione di arrivare ad un tipo di provvedimento di questo tipo. È sulla giustizia che continua duqnue il principale scontro tra gli schieramenti e che tiene banco nel dibattito politico. Ancora ieri il premier Berlusconi ha trascorso gran parte del pomeriggio a studiare le carte insieme al ministro della Giustizia Angelino Alfano e al suo legale e parlamentare Niccolò Ghedini. Sul tavolo, tutti i provvedimenti che riguardano la giustizia, a cominciare dal processo breve, che verrà votato oggi e domani in Senato, e dal legittimo impedimento, calendarizzato il 25 gennaio in Aula alla Camera. Ad aspettare Violante in Piazza della Minerva, a Roma, c'erano diversi giornalisti. L'occasione per parlare del tema del momento era un convegno organizzato dalla fondazione Magna Carta sulla proprio sulla giustizia. C'erano personaggi come il sottosegretario all'Interno Alfredo Mantovano, il vicepresidente del Pdl al Senato Gaetano Quagliariello, il presidente del Pd a Palazzo Madama Anna Finocchiaro, anche lei disponibile ad un'ipotesi di questo tipo, cioè "sospendi-processi". L'ex presidente della Camera risponde alla domanda se il suo partito potrebbe essere favorevole ad una nuova ipotesi di un provvedimento per sospendere i processi per i quali non siano stati dati i tempi necessari per richiedere il rito abbreviato in presenza di nuove contestazioni da parte del pm: «Se il governo ritenesse di fare qualcosa di ragionevole e cioè una norma semplicemente applicativa della sentenza della Corte Costituzionale, se ne potrebbe discutere». Dopodiché aggiunge: «È chiaro che la sentenza della Consulta (la numero 333 del 14 dicembre scorso, ndr) non ha bisogno di norme applicative. Ma è una questione molto tecnica e molto complicata, sulla quale al momento c'è grande confusione visto che venerdì Ghedini diceva che non c'è bisogno di una norma applicativa e ora, invece, alla luce della decisione dei magistrati milanesi su Mediaset, molti nel centrodestra dicono che invece occorra...». Disponibile ad un'ipotesi di questo tipo, cioè "sospendi-processi", si è detta anche il presidente dei senatori del Pd Anna Finocchiaro. «Tornare a discutere nell'ambito di un provvedimento particolare, al di fuori di un quadro complessivo di riforme, sarebbe un errore ma senz'altro una norma applicativa della sentenza della Consulta avrebbe un impatto contenuto, decisamente non devastante come il processo breve». «Una legge puramente applicativa - spiega successivamente Violante - vuol dire che non deve contenere alcuna norma di favore per nessuno. Non ci deve essere, insomma nessuna norma ad personam». Violante, infatti, ribadisce che si può discutere solo ed esclusivamente di un provvedimento che riporti fedelmente quello che è il testo della sentenza della Corte Costituzionale che prevede la sospensione dei processi nel caso in cui all'imputato, in presenza di nuove contestazioni da parte del pm, non sia stato dato il tempo sufficiente per decidere se ricorrere o meno al rito abbreviato. «Non vogliamo in alcun modo, insomma che rientri dalla finestra ciò che è uscito dalla porta». Alle parole di Violante replica subito Gaetano Quagliariello: «Per noi va benissimo. Noi vogliamo riformare complessivamente la giustizia». Secondo il vicepresidente dei senatori Pdl inizia a farsi strada l'idea che l'autonomia della magistratura, «che è un principio sacrosanto», vada insieme ad una disposizione che porti ad un equilibrio tra il potere giuridico e quello politico. «Un equilibrio che si è spezzato con l'abrogazione dell'articolo 68 della Costituzione e che va ristabilito». Il Pd non dice no neanche all'idea di ripristinare l'immunità parlamentare, ma spiega che si tratterebbe di un provvedimento da inserire in un contesto di riforme complessivo. Anche perchè ormai, spiega la Finocchiaro «servirebbe più che altro a tutelare non tanto l'esercizio della funzione parlamentare quanto un sereno svolgimento dell'azione di governo».

Dai blog