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dall'inviato HAMMAMET C'è chi viene qui da prima.

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Chilo ha fatto solo negli ultimi due-tre anni. Chi «debutta» oggi. Ma tutti, senza eccezioni, hanno negli occhi e nel cuore un solo desiderio: il riscatto. Per il leader, per loro stessi, per l'immagine «distorta e infangata» dei socialisti italiani. Cesare Sesti, «classe 1937», vigile del fuoco di Lucca in pensione, è arrivato ad Hammamet nel '96 e ha chiamato casa Craxi. «Sono venuto a trovarti, se mi ricevi», gli ha detto. Lui non si è negato. Il giorno dopo erano a pranzo insieme. «Quando sentii la sua voce al telefono, cominciai a piangere - racconta - Il tassista non mi ci voleva neanche portare alla villa, diceva che se lo scoprivano gli ritiravano la licenza. Io sono andato alla polizia, ho insistito. E ci sono riuscito. Da allora sono venuto tutti gli anni, anche tre volte all'anno...». Il «pellegrinaggio» dell'ex bancario sessantaduenne Alfio Redolfi dura da tredici anni. «Portavo mia madre, che era una vecchia socialista - ricorda - Lui chiacchierava volentieri, era dispiaciuto per come era stato trattato in Italia e per non poter reagire a quello che si diceva di lui». «Che vogliamo?» è la domanda retorica di Giuseppe Donato, 69 anni, dirigente della Presidenza del Consiglio a riposo. «Vogliamo giustizia, vogliamo che il nome di Craxi, e di tutti i socialisti, sia riabilitato. La prima volta sono venuto nel '73, poi sono tornato nel 2000, quando è morto, e infine nel 2001 — prosegue — Questa volta volevo fare una rimpatriata con gli amici ma sono qui anche perché credo che ci siano segnali positivi per un ripensamento sulla figura di Craxi e su quello che è accaduto in quel periodo storico. Nel '93 il discorso di Craxi alla Camera venne frainteso, lui voleva far capire che il sistema funzionava così, e che non era soltanto sua la responsabilità. Invece venne preso come capro espiatorio. Ora, però, — conclude Giuseppe — verranno tre ministri della Repubblica. Lo Stato e il Governo sono presenti e forse questo è il segno che le cose stanno cambiando». Sono arrivati qui a loro spese, sobbarcandosi viaggio e albergo, e tirando fuori di tasca più di 400 euro a testa, anche se non sono certo ricchi. Ne vale la pena, pensano. Nel nome di Bettino. Mau. Gal.

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