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I sindacati: «Ancora poco personale ma finalmente un po' di concretezza»

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IlSappe, il sindacato della penitenziaria, tira un respiro di sollievo. Superata quota 66mila detenuti il ministro si fa garante di portare in Consiglio dei ministri il problema carceri e di affrontarlo con una strategia ben precisa. «Da un lato siamo curiosi di vederlo questo nuovo piano carceri - spiega Donato Capece, segretario generale del Sappe -. Viene ridimensionato quello presentato da Ionta, si limita la costruzione di nuovi istituti a favore invece di nuovi padiglioni nelle carceri già esistenti. Il costo viene ridotto, si passa da un miliardo e ottocento milioni al miliardo di oggi che, però, è interamente finanziato». Il piano Ionta prevedeva poco più di 17mila posti: ora si parla del doppio? «Si renderanno operative quelle strutture già esistenti, ma mai utilizzate. Penso al carcere di Arghilla a Reggio Calabria, a Pontremoli, Empoli, Gela. Nemmeno un giorno di funzionamento neppure per il carcere di Busachi, in Sardegna, costato 5 miliardi di lire e per l'istituto di Castelnuovo della Daunia a Foggia, che è arredato inutilmente da 15 anni». Nuovi istituti di pena, nuovi padiglioni, più detenuti: basteranno le 2000 assunzioni tra gli agenti? «Anche qui il nostro giudizio è positivo. Finalmente si parla di assumere agenti. Teniamo, però, presente che saranno diluiti in tre anni. Almeno riducono i tempi burocratici e avviano subito le procedure così da dare una boccata d'ossigeno agli operatori». Le carceri sono sovraffollate anche perché molti detenuti sono in attesa di giudizio o devono scontare pene brevi... «Ci auguriamo, infatti, che il ministro Alfano riveda anche il sistema sanzionatorio per chi deve scontare un piccolissimo residuo di pena. Ma, soprattutto, che si definiscano gli accordi con i Paesi esteri per far scontare la pena nel loro luogo d'origine ai detenuti stranieri». Altrettanto fiduciosa l'Uilpenitenziari, ma il segretario Eugenio Sarno è cauto nel giudizio finale. «L'intenzione del ministro della Giustizia Angelino Alfano di portare in Cdm il piano carceri e chiedere lo stato di emergenza per le carceri può certamente essere ascritta nel campo di quegli impegni concreti che abbiamo chiesto a gran voce, e la cui valenza politica non ci sfugge. Ma, in attesa di sapere se e come il Governo vorrà recepire le richieste del ministro Alfano, ogni ulteriore valutazione resta sospesa, perché sino ad oggi troppe volte le speranze si sono infrante sullo scoglio del non fare». Allora non siete soddisfatti? «Cerco di vedere il bicchiere mezzo pieno dopo averlo visto per troppo tempo inesorabilmente vuoto. Questo è un punto d'avvio concreto. Resta da capire come verrà realizzato l'intero piano». Piano che prevede anche l'arrivo di nuovi agenti... «Le duemila unità non risolvono le gravi deficienze organiche che, ricordiamo, assommano a più di seimila unità. Sul piano-carceri restiamo convinti che più di nuove carceri abbiamo bisogno di carceri diverse». Cosa vuol dire? «Istituti che garantiscano la vivibilità e la dignità degli agenti e dei detenuti. Infatti, ci lascia perpelssi il fatto che il piano possa prevedere la costruzione di nuovi padiglioni in carceri già esistenti a scapito degli spazi verdi. Concordiamo però, e condividiamo l'impostazione del ministro secondo la quale il nuovo piano carceri deve essere corroborato da misure accompagnatorie. È nella coscienza che occorrono soluzioni strutturali e definitive per ridare legalità al sistema e restituire la dignità a chi lavora in carcere. A questo punto crediamo di poter nutrire consistenti speranze in relazione a un incontro tra il ministro Alfano e le rappresentanze sindacali del personale penitenziario per assumere idee, proposte e valutazioni». Mau. Pic.

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