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Il ritorno di Silvio

Il premier Silvio Berlusconi in Provenza da Marina senza bende e cerotti

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Tornerà oggi. Silvio Berlusconi tornerà oggi a Roma. A quasi un mese dal giorno in cui a piazza Duomo venne colpito dalla statuina in volto, era il 13 dicembre, il presidente del Consiglio metterà piede di nuovo nella Capitale. E con ogni probabilità nel tardo pomeriggio salirà al Colle, per un colloquio con il presidente della Repubblica. Quella di oggi, insomma, non è una giornata qualunque. È un nuovo inizio. Non solo d'anno. Spiega un big del Pdl che chiede l'anonimato: «È come l'inizio di una nuova legislatura». Come se la statuina avesse azzerato tutto. Si riparte da zero. Come se tutto ciò che è accaduto in questi primi due anni di legislatura appartenessero a un'altra epoca. Si riparte e si riparte da un pranzo di lavoro a palazzo Grazioli. Tema, la giustizia. Si vedranno i tre coordinatori (Bondi, Verdini e La Russa), i capigruppo Gasparri e Cicchitto e il ministro della Giustizia Angelino Alfano. La situazione politicamente è piuttosto fluida. L'intenzione di massima è quella di andare avanti con il lodo Alfano per via costituzionale, il cui testo potrebbe essere presentato anche subito al Senato. E allo stesso tempo dovrebbe subire un'accelerazione anche la legge sul legittimo impedimento alla Camera.   Due provvedimenti che dovrebbero mettere al riparo Berlusconi da possibili nuovi assalti delle procure. Spiega Maurizio Gasparri: «Bisognerà anche capire se la proposta sulla reintroduzione dell'immunità parlamentare è solo una posizione della senatrice Chiaromonte o di tutto il Pd». Non solo, ma bisognerà comprendere anche se nelle aule parlamentari ci sarà una maggioranza di due terzi perché altrimenti scatterà il referendum e fare una campagna elettorale per difendere lo scudo giudiziario per mille tra deputati e senatori è quantomeno impopolare. Un discorso a parte lo merita invece il processo breve. Il testo deve essere sicuramente rivisto anche perché contiene parti al limite della costituzionalità. Oggi e domani saranno presentati alcuni emendamenti ma il provvedimento cambierà pelle per diventare una legge sulla «ragionevole durata dei processi».   Anzi, i vertici del Pdl già lo chiamano così. Le modifiche viaggiano assieme alla più complessa partita del dialogo. Il segretario del Pd Bersani ha avanzato di fatto una sola richiesta netta: mettere da parte quel testo. E Berlusconi è disponibile a concedere una chance al nuovo leader del principale partito del centrosinistra. Ma il premier, in questi giorni di assoluto riposo, ha detto mille volte di non nutrire particolari speranze che il clima di dialogo regga, che Bersani sia capace di tenere all'assalto di Di Pietro, che riesca ad andar avanti nonostante il clima si faccia più infuocato in vista del voto delle Regionali. In compenso Silvio è apparso in grande forma. Concentrato sulla riforma del Fisco, che considera l'impegno più importante.   Riposato, di buon umore. A tutti quelli che sono andati a trovarlo, uomini o donne, prima di congedarli ha lasciato un piccolo regalino, un pensiero, una strenna. Ha potuto fare incontri anche riservati, e questo è il vantaggio di villa San Martino. Arcore è riparata da occhi indiscreti. Si possono incontrare le giovani deputate che ormai avevano il terrore di andare a palazzo Grazioli per non finire sui giornali: ci sono andate tutte, anche due ex An. Vedere qualche avvenente attrice terrorizzata di esser vista varcare di nuovo camminare sul marciapiede di via del Plebiscito. Organizzare una bella festa per l'ultimo giorno dell'anno. O incontrare il direttore del Tg1, Augusto Minzolini, a pranzo con la figlia Marina l'antivigilia di Natale.  

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