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I partiti per le elezioni tirino fuori, nomi, idee e progetti

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Si parla del «chi» e non del «che fare». Fin qui la corsa per le Regionali da parte delle due coalizioni s'è concentrata solo sui candidati presidenti. I Poli si stanno preoccupando di trovare i candidati migliori, quelli che hanno più possibilità di vincere. E va bene, ci mancherebbe altro. Il punto è che nessuno finora si interroga sul governo. Come governare. E, dunque, che fare. Nel Lazio per esempio la situazione per quanto riguarda la sanità è a dir poco drammatica. Il debito si attesta a circa 10 miliardi, il deficit nel 2008 era stato di 1,6 miliardi e nell'anno appena concluso dovrebbe essere leggermente calato a circa 1,3 miliardi. Eppure nella scelta dei candidati presidenti (Polverini e Tajani e ancora di più nel centrosinistra: Zingaretti, Bonino o chi altri) la situazione sanitaria non è mai stata oggetto di trattative tra i leader.   Non si può sorridere se si pensa ai rifiuti, un settore sempre in bilico tra commissariamento e gestione ordinaria. Marrazzo aveva preso l'impegno di portare la differenziata al 50% e di realizzare quattro termovalorizzatori. Ma finora nessuno ha dichiarato l'intenzione di voler candidare questo e quel personaggio considerata l'acquisita esperienza in questo settore. Magari ha contato di più la telegenia, la capacità di reggere ai confronti televisivi. Ben poco s'è parlato di capacità di governo. A questa obiezione i poli sono soliti rispondere: le risposte saranno nel programma. E no, troppo facile. Troppo facile affidarsi a un piano scritto rapidamente a cento giorni dal voto. Troppo semplice. Per trasformare le parole su carta infatti ci vogliono uomini e donne. Per risolvere le questioni bisogna metterci la faccia. Berlusconi docet. Sin dalla sua discesa in campo nel '94, il premier ha associato le sue promesse alla sua credibilità. Non a caso lanciò, tre lustri fa, il piano per la creazione di un milione di posti di lavoro avendo creato dal nulla un gruppo con quarantamila dipendenti.   E poi il taglio delle tasse, l'abolizione dell'Ici, la detassazione degli straordinari. Dunque, quattro chiacchiere messe su un programma non bastano. Servono i nomi. Le persone. Le facce. Le professionalità. Insomma, sarebbe opportuno che i candidati presidente facciano i nomi. I nomi delle loro squadre di governo. E non dovrebbe essere una questione solo laziale. Al contrario, vi sono vicende che, per quanto locali, non possono essere circoscritte ai confini di una regione. Basta guardare ai due miliardi di euro buttati al vento nell'emergenza rifiuti in Campania che ha danneggiato l'immagine dell'intero Paese. E sempre per restare all'ombra del Vesuvio, un recente studio del Cerm certifica che nella sanità campana si potrebbero risparmiare più di tre miliardi di euro se solo fosse un po' più effeciente. Stiamo parlando di una cifra che si avvicina all'intero gettito dello scudo fiscale: quattro miliardi e mezzo. Vorremmo sapere da Stefano Caldoro (candidato in pole per il Pdl) e da Ennio Cascetta (candidato probabile del centrosinistra) quali saranno gli uomini che si occuperanno di queste due questioni e che cosa questi due signori intendono fare. Non lo devono solo ai campani. Lo devono al Paese.  

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