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Reggio, il messaggio arriva compatto dalle cosche mafiose della 'ndrangheta

Il Tribunale di Reggio Calabria

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«La bomba piazzata davanti alla Procura di Reggio Calabria è una minaccia inaccettabile che ci spinge ad alzare la guardia, ma è anche la conferma che le cosche non sopportano la nostra azione di contrasto alla criminalità». Lo ha detto ieri il presidente dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, che ha lanciato anche un proposta: «L'1% degli introiti della proroga dello scudo fiscale sia destinato alle politiche per la sicurezza». Intanto a Reggio Calabria i magistrati della Dda e i carabinieri non hanno alcun dubbio e confermano quanto già avevano ipotizzato pochi minuti dopo l'attentato dinamitardo compiuto all'alba di domenica: ovvero, un messaggio preciso lanciato dalla 'ndrangheta.   Michele Prestipino, procuratore aggiunto di Reggio Calabria, ne è convinto: «Non c'è alcun dubbio che l'attentato abbia una matrice mafiosa viste le modalità di esecuzione dell'attentato e la professionalità dimostrata dalle due persone che lo hanno effettuato». Dalle indagini è emerso, poi, che l'attentato sarebbe il frutto di una decisione condivisa da buona parte delle cosche più influenti della 'ndrangheta: ipotesi ritenuta credibile dallo stesso Procuratore generale di Reggio Calabria, Salvatore Di Landro, che ha dichiarato: «Un'iniziativa del genere non può che essere stata decisa collegialmente dai vertici delle cosche locali. E questo in considerazione del fatto che obiettivo dell'azione è stata la più alta istituzione giudiziaria requirente del distretto. Una scelta criminale, tra l'altro, che appare anomala rispetto agli schemi tradizionali della criminalità organizzata locale, che ha lanciato contro l'istituzione giudiziaria un segnale forte». Nel corso di un incontro presieduto dal sottosegretario all'Interno, Francesco Nitto Palma, si è fatto il punto sulle indagini con un occhio al vertice di domani, sempre presso la Prefettura di Reggio Calabria, con i ministri dell'Interno e della Giustizia, Roberto Maroni e Angelino Alfano. Per ora Palma ha reso noto che «è stato disposto un potenziamento, in termini di uomini e mezzi, delle forze dell'ordine a Reggio Calabria. In tal modo sarà possibile un contrasto a tutto campo della 'ndrangheta.   Lo Stato, come ha dimostrato in questi ultimi due anni, non ha alcuna esitazione nella lotta alla mafia». E per il prefetto Gratteri «è un'ipotesi sicuramente da praticare e da approfondire che ci possa essere una nuova strategia da parte della 'ndrangheta. È ovvio che un obiettivo così importante porti a prendere in esame un autore o autori di qualità elevata. A distanza di un giorno dall'attentato alla Procura generale, è comunque prematuro fare ragionamenti circa le convenienze o meno da parte della criminalità organizzata a porre in essere un simile atto intimidatorio».   Comunque, Reggio Calabria non è rimasta a guardare: la reazione della città si è concretizzata con un sit-in silenzioso davanti la sede della Procura generale organizzato dall'associazione antimafia Libera. Contro la tracotanza delle cosche si sono mobilitati anche i sindacati: Cgil, Cisl e Uil di Reggio Calabria hanno organizzato per domani una fiaccolata di fronte gli uffici della Procura generale alla quale, «a sostegno del cambiamento e della legalità nel territorio reggino», sono stati invitati i partiti e le istituzioni.  

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