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Quel cappio che Bersani deve tagliare

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Teme il dialogo tra la sinistra e il Pdl non solo per riaffermare il suo ruolo di nemico duro e puro del Cavaliere in sintonia con quella parte della magistratura che ha fatto del premier il bersaglio preferito. L'ex pm vuole minare le basi del bipartitismo nel nostro Paese. Vuole conservare quel diritto di veto che con un sistema politico e istituzionale diverso verrebbe meno. Il fatto è che il Pd non può rinunciare a Di Pietro. Non può rinunciare a quei voti nella prossima competizione elettorale. Così ci sono i distinguo, le critiche, le prese di distanza. Anche quel basta con Di Pietro, che ogni tanto si lasciano sfuggire, fin dai tempi di Veltroni, alcuni dirigenti del centrosinistra rimangono solo parole. Perché al momento di prepararsi alle elezioni, quei voti servono. Anzi sono indispensabili per competere in molte regioni chiave. Calabria, Puglia, Lazio, Campania, Piemonte, sarebbero perse in partenza senza quella fetta di elettorato. Di Pietro lo sa. Sa che anche Bersani non può spingersi oltre a un certo punto. Il problema alla radice dunque è quell'alleanza. Ci vorrebbe una prova di forza. Che alle parole, come quelle di Letta, seguissero atti concreti. Ma Bersani avrà questo coraggio? È la sola possibilità perché della stagione del dialogo non rimangano solo tante belle intenzioni.

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