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Il Pd in Puglia è paralizzato diviso fra Emiliano e Vendola

Niki Vendola

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Il centrosinistra pugliese è in pieno caos. Ieri è stata annullata l'assemblea regionale del Partito democratico, convocata per incoronare la candidatura a governatore del sindaco di Bari Michele Emiliano. L'incontro è saltato per la presenza, prima fuori dall'albergo dove si teneva la riunione e poi all'interno della sala con i dirigenti, di un gruppo di sostenitori autoconvocati a sostegno del presidente uscente della Puglia Nichi Vendola. La deriva populista che ha caratterizzato il dibattito a sinistra sta prendendo pieghe inattese e così - venuta a mancare la serenità tra i delegati - il segretario regionale Sergio Blasi ha mandato tutti a casa. Anche l'Udc resta sconcertato dal clima che ha animato la discussione all'interno del primo partito della nascente «Alleanza meridionalistica», mentre il vicecoordinatore regionale del Pdl, Antonio Distaso, fotografa la situazione come «una patetica telenovela». «L'assemblea regionale del Pd non si è tenuta perché è accaduto un fatto grave - ha spiegato molto amareggiato Blasi - che va stigmatizzato e condannato. Si è impedito al nostro consesso legittimato da 175.000 partecipanti alle primarie di dibattere su una proposta politica che avrei portato in votazione. Abbiamo deciso che non c'erano le condizioni di agibilità per iniziare serenamente la riunione». L'atmosfera, infatti, si era surriscaldata fin dalle prime ore del pomeriggio per la presenza rumorosa dei «Vendola boys» con cori e cartelli davanti all'ingresso dell'albergo. «Era sicuramente una manifestazione organizzata» ha aggiunto Blasi. Durissimo Maurizio Migliavacca, coordinatore della segreteria Bersani: «Un organismo dirigente di partito è stato invaso da manifestanti». Michele Emiliano, invece, ha attaccato Vendola: «Il presidente ritiri le sue truppe e consenta a noi di decidere secondo le nostre regole. La premeditata occupazione dell'aula ove doveva svolgersi l'assemblea regionale del Pd è il segno della prepotenza di una minoranza politica che ha voluto impedire un dibattito». Immediata la replica da Sel di Nicola Fratoianni, sintomo della confusione generale: «Nichi non organizza truppe. La contestazione è nata all'interno dello stesso Pd». Questi ultimi avvenimenti potrebbero raffreddare l'entusiasmo dell'Udc per un possibile accordo regionale con i democratici. «Stiamo riflettendo - spiega il segretario pugliese dei centristi, Angelo Sanza - sull'emergere di formule da sinistra radicale all'interno di un partito di chiara ispirazione riformista». Sulla carta doveva essere un incontro per ratificare senza intoppi l'investitura di Emiliano. «Il gruppo di Bersani controllava il cinquanta per cento dei delegati. Quello del sindaco il trenta per cento. Tutto poteva filare liscio - aggiunge Sanza - ma si è registrata una presenza di forze eversive che vogliono condizionare lo svolgimento di un confronto all'interno del Pd. Ora bisogna ponderare bene se questo imprevisto sia avvenuto per la forte matrice ideologica presente tra i democratici o per l'esasperazione personalistica che sta segnando queste giornate». Adesso il quadro per le prossime amministrative torna in discussione: «Non è un caso che non ci siamo mai seduti ad un tavolo programmatico con il Pd - aggiunge - dal momento che auspicavamo un sostegno unitario e unanime intorno alla candidatura Emiliano». L'ultima battuta è di nostalgia per i riti della Prima Repubblica: «Nei partiti tradizionali - conclude Sanza - le opposizioni interne non avrebbero mai usato la forza per cambiare l'orientamento della maggioranza. La verità è che il Pd e il Pdl, costruiti con i gazebo e con le primarie, hanno difficoltà ad essere uniti».

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