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Verdi di rabbia: l'ira è il virus del secolo

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«Stiamo perdendo la nostra battaglia evolutiva. A dispetto di Darwin, l'uomo del XXI secolo è in fase di "evoluzione involutiva". La rabbia è la vera pandemia, un virus che avvelena esistenza e cervello. Ieri c'erano gli "eroi per caso", oggi gli "assassini per caso": con una violenza che li rende sempre più simili a bestie, assottigliando la differenza tra uomo ed animale». Non solo un saggio, ma una lucida disamina dell'essere umano e della società di oggi il libro «Rabbia - L'emozione che non sappiamo controllare», del neurologo e neuroscienziato Rosario Sorrentino, Direttore IRCAP alla Clinica Pio XI, Roma. Nel libro Sorrentino viene intervistato ancora una volta dalla giornalista Cinzia Tani, dopo il successo del precedente «Panico», un best seller: segno dei tempi, fatti di crisi e povertà, di paura. E di rabbia: sostanza di cui oggi «trasuda la nostra società». È già cult questo novello «trattato sulla natura umana», benché uscito da poco. D'altronde va dritto ai nervi scoperti dell'oggi. «Nel nostro cervello è in atto un conflitto di potere», spiega, «tra la corteccia prefrontale, dimora di discernimento, saggezza, razionalità, e l'amigdala, sede delle reazioni emotive. È la lettura neuroscientifica dell'atavico conflitto fra istinto e ragione». Nel quale però oggi c'è una rischiosa novità: «la crescente supremazia dell'amigdala sulla corteccia prefrontale, messa in secondo piano nel processo decisionale. La struttura dell'amigdala si va potenziando tanto che sembra più importante agire che pensare. Quando lo facciamo, poi, è troppo tardi. Gli impulsi hanno già deciso per noi». Perciò la rabbia è la «vera emergenza del terzo millennio. Se il cervello resta privo del tutor della corteccia prefrontale, può accadere di tutto. Già siamo passati dalla "ragazza della porta accanto" al "mostro della porta vicino". Se l'uomo sta raggiungendo risultati insperati nella scienza, e magari arriverà pure su Marte, dall'altro non trasferisce la stessa civilizzazione nei rapporti. Ormai tra noi ci uccidiamo. Così la specie regredisce. Per pura stupidità». Gli esempi sono sotto gli occhi di tutti. «Le discussioni per un parcheggio o in mezzo al traffico, le liti condominiali: ogni più piccolo episodio che, però, può farsi "grande". La tendenza è sempre l'uomo che vuole arrivare a sopprimere l'altro uomo». Lo mostrano Olindo e Rosa Bazzi, o i più tragici casi di cronaca nera scoppiati per «futili motivi». «La tv poi è un vero "rapace dell'ultimo respiro": pur di rappresentare la morte in diretta, è disposta a tutto. Uno sciacallaggio mediatico, una pornografia del terrore che non vale solo per la nera, ma per tutto». Politica compresa, come da recenti presunti scandali, combattuti a colpi di becero gossip anziché di un serio dibattito parlamentare. «Ogni aspetto dell'ambiente è coinvolto. Non si contano più gli esempi massmediologici negativi e i "cattivi maestri dell'esistenza": opinionisti mascherati col solo scopo di aizzare la rabbia, di cui sanno che a breve andrà in onda l'immancabile "teatrino". La nostra esistenza è un reality show permanente, con ruoli già predeterminati». Resta da chiedersi: perché? «È l'Italia che cambia. Da "popolo di poeti, santi e navigatori", siamo diventati invidiosi, vendicativi e ricattatori. Gli esempi negativi spingono all'omologazione, a sacrificare intelligenza, talento, creatività - vera ricchezza dell'uomo - sull'altare di individualismo, narcisismo, furbizia: sottoprodotto della intelligenza che, in un circolo vizioso, genera solitudine, depressione, mancanza di autostima. A tutto questo il cervello si ribella. E poi c'è l'ambiente. L'abbiamo inquinato, massacrato. Abbiamo avvelenato i pozzi? Ora i pozzi avvelenano noi. È l'ora del redde rationem involutivo: la natura si vendica, plasmando il nostro cervello e tirandone fuori il peggio». Ogni più piccolo disagio va subito indagato: «Se no tutti rischiamo di divenire potenziali assassini».  

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