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Ora Sanremo boccia il dialetto

Antonella Clerici presenterà la prossima edizione del Festival di Sanremo

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Contrordine cantanti, o quasi: sul dialetto al Festival si addensano nubi temporalesche, con possibili uragani a scoperchiare l'Ariston. Il Comune di Sanremo ha infatti votato un ordine del giorno con cui viene bocciata  la "geniale" trovata carroccesca di ammettere in gara anche canzoni dai testi vernacolari. La maggioranza del Pdl (17 consiglieri) è bastata a superare la contrarietà dei (due) alleati leghisti e ribadire che al dialetto debba essere dedicata una competizione a parte, da svolgersi prima del Festival (in programma dal 16 al 20 febbraio), riservato invece solo a brani in lingua italiana. Il piccolo problema è che nel frattempo l'organizzazione della 60ma edizione della kermesse si era premurata di inserire nel regolamento (all'articolo 6) la clausola "liberaidiomi", con corollario di polemiche politico-artistiche, la corsa dei possibili partecipanti a confezionare pezzi dialettali di sicura presa su pubblico e stampa, e la rivendicazione dei bossiani sulla conquista (ipse dixit il Senatur) di «uno dei simboli del potere centralista». E ora? In teoria, fa fede il regolamento Rai, che secondo il direttore artistico Gianmarco Mazzi «non subirà modifiche». Dunque è ancora possibile presentare canzoni in bergamasco o in arbereshe. Ma Sanremo non è un comune qualsiasi: c'è una convenzione ri-firmata (dopo estenuante trattativa) con la tv pubblica a fine del 2008. Un accordo triennale (prima era quinquennale) che garantisce alla cittadina rivierasca un introito garantito, ad ogni Festival, di nove milioni di euro più Iva. Creare un attrito con la municipalità significherebbe riproporre, alla scadenza del 2011, un braccio di ferro manageriale sul quale è pronta a tuffarsi di nuovo Mediaset, mentre Sky guarda agli eventi con segreto interesse. E allora, annuncia il presidente Rai Garimberti, della scottante questione dovrà occuparsi domani il Cda di Viale Mazzini, proprio mentre a Sanremo sarà in agenda il summit con il sindaco Zoccarato. Il quale precisa: «Nessuna fuga in avanti. Massima fiducia in Mazzi e nella Clerici». Il grande sconfitto del voto è il leghista Marco Lupi, presidente del Consiglio comunale, che aveva rivendicato la paternità dell'idea-dialetto: «Un ordine del giorno assurdo: si oppone a un'eventualità per la quale la direzione artistica Rai ha già espresso parere positivo. Ha fatto bene il sindaco ad uscire al momento di votare, altrimenti sarebbe stato imbarazzante andare poi a parlare con Mazzi». Tra Mazzi e Mazza qualcuno, nel gioco delle quasi-omonimie, dovrà disinnescare la bomba dialettale. A meno che i vertici della rete ammiraglia non puntino più sull'annunciato ritorno a breve della gloriosa "Canzonissima" (da far presentare all'evergreen Morandi) che non su un'edizione cruciale ma complicata del Festivalone. Intanto, si lavora al cast: se per la "spalla vip" della Clerici c'è già il solito forfait di Fiorello e si insiste con Greggio per la finalissima, si affollano le candidature dei cantanti big. La lista dei 14 ammessi arriverà dopo il 16 dicembre. L'unico sicuro sarà il vincitore di "X Factor 3" (Marco Mengoni? Giuliano Rassu? Lo sapremo dopo la finalissima di domani). In fila. dietro, altri fuoriusciti dei talent-show tv: Alessandra Amoroso, Valerio Scanu, Matteo Becucci, e idoli dei ragazzi come i Sonhora, i Finley, Arisa, la talentuosa Malyka Ayane. Poi i navigati Omar Pedrini, Paola Turci, Spagna, Matia Bazar. O Irene Grandi, che ripropone un altro (bel) pezzo dei Baustelle dopo la clamorosa bocciatura baudesca di «Bruci la città». Ancora, gli "alieni" del varietà: Emanuele Filiberto (canzone firmata da Pupo, e un futuro prossimo da conduttore su Raiuno), Luxuria, la strana coppia comica Iacchetti-Covatta e quella multiuso Barbarossa-Marcorè. Basta? No, ci sono quelli che stanno lavorando, appunto, sui controversi pezzi dialettali: c'è l'eroe lumbard Davide Van De Sfroos, e c'è Cristiano De André che sulle orme di cotanto padre si cimenta con un brano in genovese, scritto da due monumenti autoriali come Calabrese e Reverberi. E resta il mistero partenopeo sul trio Daniele-D'Alessio-Ranieri. Smentiscono, ma gli ultimi due sono in trattative con Raiuno per trasmissioni fra musica e teatro: magari li convinceranno ad andare al Festival, per poi costringerli a rinunciare al loro pastiche napoletano.

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