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«Killeraggio». E Marina querela

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MarinaBerlusconi, presidente di Fininvest, non ci sta ad essere «infangata» dal quotidiano La Repubblica e ha annunciato che procederà legalmente contro i due giornalisti del quotidiano, Attilio Bolzoni e Giuseppe D'Avanzo che ieri hanno firmato l'articolo «L'asso nella manica dei boss Graviano, i soldi del Cavaliere». «Non è degno di un Paese civile — scrive la presidente del gruppo Fininvest — che la storia e il presente di un grande gruppo di livello internazionale, portato al successo dal lavoro, dal talento e dal coraggio di un grande imprenditore, di tutti coloro che con lui e dopo di lui vi hanno lavorato e vi lavorano, vengano così vilmente e senza il minimo fondamento infangati e insultati da questi professionisti della diffamazione, della calunnia, della disinformazione. Il 100% della Fininvest, come emerge incontrovertibilmente da tutti i documenti, appartiene alla nostra famiglia, a Silvio Berlusconi e ai suoi figli. Così è oggi e così è da sempre, non c'è mai stata una sola azione della Fininvest che non facesse capo alla famiglia Berlusconi». «Anni e anni di indagini e perizie — prosegue la nota — ordinate proprio dalla Procura di Palermo, durante i quali è stato rovistato in ogni angolo della nostra storia, si sono conclusi con l'unico possibile risultato, sottoscritto dal consulente della stessa Procura: nell'azionariato Fininvest non sono mai entrati una lira o un euro dall'esterno, non esistono zone d'ombra. Ma tutto questo per chi persegue un preciso disegno politico di annientamento non conta nulla. L'importante è mettere su, senza nessun appiglio minimamente credibile, una sconcertante operazione di killeraggio per la quale provo rabbia e disgusto». «Abbiamo già dato mandato ai legali di Fininvest — ha concluso Marina Berlusconi — di procedere sia in sede penale sia in sede civile, con un'azione adeguata all'enormità della calunnia, nei confronti di Repubblica e dei signori Bolzoni e D'Avanzo». Sulle accuse del quotidiano è intervenuto anche il ministro della giustizia Angelino Alfano. «Avevo dichiarato pochi giorni fa che mi sembravano ipotesi fantascientifiche — ha spiegato — Avevo già detto a settembre che i magistrati inseguono disegni di verità e non politici. Ho il dovere di continuare a crederlo e il diritto di sperarlo».

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