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Colleferro, aumentano le chiusure

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StefanoGelsomini Dicevi Colleferro e Valle del Sacco e parlavi di occupazione, lavoro, benessere; oggi intendi cassa integrazione, mobilità, inoccupazione. Le cifre drammatiche di un fenomeno, che sta stravolgendo il tessuto sociale di questa lingua di terra di 35 km, parlano di quasi cinquemila famiglie con una fonte di reddito sempre più precaria e l'impossibilità di trovarne un'altra. La disoccupazione dilaga mentre le aziende anche più solide della zona stanno ridimensionando gli organici con ristrutturazioni selvagge. Carlsberg, CstNet, Caffaro ed Arc hanno chiuso, licenziando oltre mille persone, sono i primi nomi della «Spoon River» del vecchio sistema industriale manifatturiero, lapidi di un cimitero cui potrebbero aggiungersi quelli che oggi annaspano per sopravvivere: Videocon (1300 lavoratori in cassa integrazione) cerca un nuovo acquirente dopo il fallimento dell'esperienza indiana; Alstom (materiale ferroviario) vivacchia con un po' di manutenzione, mobilità interna e cassa integrazione a turno per 200; in Marangoni Tyre cassa integrazione e mobilità aperta per 100 persone; la multinazionale indiana Klopman, leader mondiale del tessile industriale, gestisce contratti di solidarietà ed una mobilità per 500 persone; Italgasbeton, settore cemento, non si è più ripresa dopo un tragico incidente, 50 gli operai a rischio; Sistemi Compositi, blindature per elicotteri e giubbotti antiproiettile, è stata uccisa dalle traversie giudiziarie dopo la cessione ad un imprenditore ciociaro e l'arrivo di un commissario dal tribunale giudiziario di Milano, 70 i lavoratori coinvolti. Ma al funerale dell'industria della Valle del Sacco partecipa anche il pubblico: gli Enti locali serviti da Gaia devono al Consorzio oltre 50 milioni di euro, aggravando la crisi dell'azienda dei rifiuti; 30 sono gli operatori del call center del «Centro per l'impiego di Colleferro», dipendenti diretti della Provincia di Roma e di Capitale Lavoro, società in house providing della Provincia, in attesa di conoscere il loro futuro dopo che la Provincia ha deciso di chiudere il numero verde; Multiservizi di Frosinone (compartecipata da Provincia ed alcuni comuni) tratta la cassa integrazione per 80 lavoratori. Gli operai lottano, occupando l'autostrada o le aule consiliari, bloccando i manager negli stabilimenti, mentre le nuove soluzioni come il parco giochi di Valmontone o lo Slim di Colleferro non sembrano già ora in grado di garantire un lavoro a tutti. E il polso delle occasioni perdute lo dà un vecchio sindacalista della Marangoni: «negli anni della Cassa del Mezzogiorno, i nostri colleghi del nord chiedevano di venire a lavorare qui, ora da qui si fugge». L'Italia sembra essersi rovesciata e a dispetto delle statistiche e delle previsioni che parlano di deboli segnali di ripresa, c'è la realtà dei tagli occupazionali, della cassa integrazione che dilaga e della mobilità. Quelli del benessere industriale ed economico appaiono proprio giorni lontani nel passato.

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