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Droga killer per Cafasso Brenda, recuperati i file

Gianguerino Cafasso il pusher morto del caso Marrazzo

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Credeva di aver acquistato la «solita» cocaina. Quella che consumava e vendeva ai transessuali della Cassia. Invece l'ultima volta gli avrebbero venduto cocaina mischiata a eroina. Ecco cosa è emerso dai nuovi esami tossicologici eseguiti dalla procura di Roma che vuole far luce sulla morte del pusher Gianguarino Cafasso, deceduto lo scorso 12 settembre nell'hotel «Romulus» sulla via Salaria mentre era in compagnia della trans Jennifer. «Ero lì con lui quando ha cominciato a sniffare cocaina. L'abbiamo assaggiata, ma io ho sentito subito che era amara e non l'ho più voluta. Non mi piaceva», ha detto il transessuale che frequentava lo spacciatore deceduto. Si sarebbe trattato, dunque, di «speedball», un mix di cocaina ed eroina, e forse anche sostanze anestetiche, a uccidere Cafasso in appena tre minuti. Il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, titolare dell'inchiesta sullo scandalo Marrazzo e sull'incendio in casa di Brenda in via Due Ponti 180, crede quindi che dietro la cessione di droga a «Rino» ci posssa essere stata la volontà di uccidere un testimone, o un attore chiave, dell'affaire Marrazzo. Lo «spedball» è una droga subdola, che inizialmente provoca l'eccitazione della cocaina, ma che in seguito viene soppiantata dall'oppiaceo che porta a crisi respiratorie e, anche, al soffocamento nel sonno. Quella droga, comunque, Cafasso l'ha acquistata da un nordafricano, secondo quanto riferito da Jennifer, che in realtà si chiama Adriano Da Motta. Prima però di poter parlare di una regia «occulta» dietro la morta del pusher, la magistratura romana vuole attendere i risultati definitivi degli accertamenti sul computer sequestrato nell'abitazione di Brenda. In base ai primi esami, è emerso che il trans Brenda aveva cancellato centinaia di file che aveva nel pc, ma gli esperti della procura sono riusciti a ritrovare ugualmente nell'hard disk gli stessi file. Potrebbero essere fotografie che Brenda ha cancellato perché aveva paura, come ha dichiarato alcuni giorni prima di morire. Oppure filmati che ritraevano personaggi famosi, come Piero Marrazzo: potrebbe contenere anche il secondo video del governatore del Lazio con il trans Michelly, che ora si troverebbe a Parigi. Ora tutti questi file, estrapolati dal disco rigido del computer trovato in casa di Brenda, saranno trasferiti dagli esperti su un cd e poi saranno esaminati e valutati dai magistrati romani. Elementi di novità sono attesi anche dall'esito degli esami tossicologici sul corpo del trans e dai test della Scientifica sul borsone di abiti che si trovava accanto al letto, dietro al quale è partito l'incendio nella casa che si è trasformato in una camera a gas. Questi sono accertamenti utili per verificare con certezza se si sia trattato di incidente o di omicidio. «Lavoreremo per restituire a Brenda dignità e giustizia, quella che spetta a ogni persona indipendentemente dal suo status», hanno dichiarato gli avvocati Nicodemo Gentile e Valter Biscotti, i legali del transessuale trovato morto il 20 novembre scorso in via Due Ponti. «Penso che mio figlio sia stato ricattato e messo in mezzo», ha detto la madre del pusher, Laura Cafasso. E ancora: «Penso che mio figlio sia finito in una vicenda più grande di lui, non credo sia stato capace di architettare queste cose, non aveva così tante amicizie. Solo da pochi mesi era a Roma. Qualcuno può essersi servito di lui, ma non ho alcun sospetto».  

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