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"La stagione dei terroristi saliti in cattedra deve finire"

Maurizio Gasparri

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Terrorista rosso, condannato all'ergastolo dalla giustizia italiana per quattro omicidi commessi negli anni '70, Battisti non ha mai scontato neanche un giorno della sua pena. Latitante prima in Francia poi in Sud America, si è sottratto alla giustizia ottenendo anche lo status di rifugiato politico dal governo brasiliano. Mai un cenno di pentimento. Ma ha anzi impiegato il suo tempo dilettandosi nella scrittura. Riuscendo perfino a diventare un caso per gli amanti del genere e aggiudicandosi diverse simpatie. Aggiungendo beffa alla rabbia dei parenti delle vittime cadute per sua mano. La sua vicenda si chiude e giustizia è fatta. Ma resta l'amaro in bocca. Restano i suoi romanzi, quegli inni alla rivolta fatta di caricatori e sangue contro «il cittadino che si fa Stato», macchie indelebili di una cultura della violenza e dell'anti-Stato che ha fatto ed ancora fa seguaci. Resta la sfida continua, di chi non ha mai pronunciato parole di pentimento. E resta il timore che una pagina di storia sia stata solo voltata, ma non del tutto chiusa. Ora la parola spetta alla legge italiana. Che deve essere rispettata. Battisti andrà in carcere. Dove deve restare per scontare due ergastoli. E non vorremmo mai che qualche giudice compiacente avesse l'ardire di riaprire una ferita che finalmente può essere in parte rimarginata. Nessuno sconto di pena per gli assassini potrà mai essere tollerato. La stagione dei terroristi saliti in cattedra deve finire.

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