Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Il Cav a Cosentino: "Non mollare" Ma per Gianfranco ormai è out

Nicola Cosentino

  • a
  • a
  • a

Nicola Cosentino ha contribuito a rafforzare i Casalesi, negli anni '90. E, nella sua carriera politica, ha sempre potuto contare sui voti del clan camorristico che gli hanno permesso di diventare consigliere provinciale (1990), regionale (1995), e poi deputato (1996). È questa l'accusa contenuta nelle 351 pagine dell'ordinanza di custodia cautelare emessa dagli inquirenti nei confronti del sottosegretario all'Economia e coordinatore campano del Pdl. Il provvedimento, firmato lunedì dal gip Raffaele Piccirillo su richiesta dei pm Alessandro Milita e Giuseppe Narducci, è arrivato ieri alla Camera per l'autorizzazione alla esecuzione. Accuse pesanti che di fatto fermano la corsa dell'esponente del Pdl, in pole position per la candidatura di presidente della Regione Campania. Al punto che il presidente della Camera Gianfranco Fini, pur sottolineando che anche per Cosentino deve valere «la presunzione di innocenza come avviene per qualunque altro cittadino», dice chiaramente che una sua discesa in campo «non è più nel novero delle cose possibili». Tutto ruota attorno alla gestione dei rifiuti campani. Secondo i magistrati il sottosegretario avrebbe «garantito il permanere dei rapporti tra imprenditoria mafiosa, amministrazioni pubbliche e comunali» e avrebbe esercitato «indebite pressioni nei confronti di enti prefettizi per incidere, come nel caso della Eco4 spa (società che operava nel settore dei rifiuti ndr), nelle procedure dirette al rilascio delle certificazioni antimafia». Ad accusarlo ci sono le testimonianze di sei pentiti secondo i quali Cosentino, attraverso Eco4 avrebbe consentinto «lo stabile reimpiego dei proventi illeciti, sfruttando delle attività di impresa per scopi elettorali, anche mediante l'assunzione di personale e per diverse utilità». In particolare uno di questi, Gaetano Vassallo (che sostiene di aver visto Sergio Orsi consegnare 50mila euro in contanti al sottosegretario), ha dichiarato che «Bidognetti Raffaele, alla mia presenza e alla presenza di Antonio Di Tella, riferì che gli onorevoli Italo Bocchino, Nicola Cosentino, Gennaro Coronella e Landolfi facevano parte del "nostro tessuto camorristico"». Non solo, ma secondo Vassallo, Cosentino appoggiò il progetto di realizzazione del termovalorizzatore di Santa Maria la Fossa, cui era interessato il suo gruppo, e cambiò i suoi referenti criminali passando da Bidognetti a Schiavone. Ed è proprio la testimonianza di Vassallo la «novità» nella richiesta di arresto inoltrata a Montecitorio. Richiesta che mesi fa era stata rigettata proprio perché le deposizioni dei pentiti erano state considerate insufficienti. La prima riunione della giunta per le autorizzazioni è fissata per stamattina per le 9.30. Ma i tempi per esaminare le carte non saranno brevi. I membri della giunta dovranno verificare se sono stati fatti gli opportuni riscontri sulle testimonianze dei pentiti e in questi casi i tempi ordinari di discussione sono di 2-3 settimane. La Giunta potrebbe comunque decidere di procedere più speditamente, tenuto conto però che, in base al regolamento parlamentare, non può riunirsi quando c'è attività d'Aula. Intanto governo e maggioranza fanno quadrato attorno all'esponente del Pdl che ieri mattina ha avuto un colloquio telefonico con Silvio Berlusconi. Il premier avrebbe invitato Cosentino a tenere duro e ad andare avanti. «La richiesta di custodia cautelare nei suoi confronti - spiega Niccolò Ghedini - appare davvero incredibile poiché non è dato comprendere come possano sussistere nei suoi confronti le esigenze previste dal codice di procedura penale, visti anche i numerosissimi e reiterati annunci in tal senso che si prospettano da mesi. Sicuramente sarà dimostrata l'estraneità e l'inconsistenza delle accuse mosse all'onorevole Cosentino ma, ancora una volta, le oggettive interferenze tra indagini e politica si appalesano in modo conclamato».

Dai blog