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In 28 fanno il test È polemica in Parlamento

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Nelprimo giorno, è il bilancio del sottosegretario Carlo Giovanardi, promotore dell'iniziativa, sono stati 28 tra deputati e senatori a sottoporsi all'esame sulle urine e sui capelli. Tra i primi, il leader dell'Udc Pier Ferdinando Casini, che ieri si è presentato al presidio sanitario di Palazzo Chigi. «Bisogna che ciascuno si assuma le sue responsabilità. Oggi questo test è meglio di niente, anche se è solo un fatto simbolico», ha detto Casini, ricordando che l'Udc nella scorsa legislatura aveva proposto di rendere il test «obbligatorio per i parlamentari», ma l'idea non è passata.Di parere opposto il presidente dei deputati del Pdl, Fabrizio Cicchitto, che fa sapere di non avere alcuna intenzione di sottoporsi al test: «Non ho nulla da temere», premette ma spiega di dire no ad una «logica perversa». A spegnere sul nascere le polemiche nella maggioranza è l'ispiratore dell'iniziativa, il ministro della Difesa Ignazio La Russa. «Quello che ha detto Cicchitto va nella linea che ho sostenuto io, cioè che non è obbligatorio», osserva. «Cicchitto - riferisce - ha detto che non lo farà, difatti io non ho previsto l'obbligatorietà. Credo che nessuno dubiti dei comportamenti di Cicchitto se non farà il test. Se fossero altri a non sottoporsi invece - conclude il ministro - ci sarebbe un legittimo sospetto». Di una «presa in giro» parla il leader di Rifondazione comunista Paolo Ferrero. E la responsabile Pari opportunità del Pd Vittoria Franco fa sapere: «Farò il test quando si deciderà di rendere noti i risultati, senza rendere pubbliche le informazioni questa iniziativa è solo un'ennesima spettacolarizzazione». Si sottopone al drug test, invece, il collega Enrico Gasbarra, deputato Democratico, che però esprime un auspicio: che questi test, possano essere estesi anche a coloro che per lavoro hanno la responsabilità della vita di altre persone.

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