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Pier Ferdinando ha alzato la posta in gioco

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Enel campo della contesa politica il leader dell'Udc non è ai bordi ma esattamente nel mezzo. Una posizione strategica ma nient'affatto semplice come si può credere. Quando un anno e mezzo ci fu la rottura con Berlusconi, in pochi pensavano che la zattera dell'Udc potesse resistere alla morsa bipolare del Pdl e del Pd veltroniano. Il partito di Casini e Cesa si è rivelato solido e non è affondato, anzi. Ha superato gli scogli delle politiche e delle europee e con il suo 8% è l'ago della bilancia in molte delle Regioni in cui si andrà a votare fra cinque mesi. Il risultato è che, mai come oggi, i centristi sono oggetto delle attenzioni dei due schieramenti: Bersani ha impostato la sua campagna elettorale sulla strategia del recupero dei moderati e Berlusconi lo ha accolto con tutti gli onori a Palazzo Chigi. Persino la ruggine con Fini è stata superata. Il canto delle sirene è ammaliante e si fa sentire sempre più languido. Resistere richiede una grande virtù. Questa non si misura solo nella sorte cattiva (e qui Casini e Cesa hanno dimostrato forza e carattere) ma anche in quella buona. Il rischio più grande dell'Udc è infatti quello di cedere alla tentazione, di tornare ai tempi del Ccd in cui approfittava della propria utilità marginale per occupare importanti posizioni di potere. In questi mesi, Casini ha alzato la posta in gioco. Vuole dimostrare che è capace di pensare e agire in grande o comunque con l'autonomia e l'autorevolezza che è richiesta ad un leader a tutto tondo. Il suo destino quindi è di rinunciare ai vantaggi di intese strategiche con l'uno o l'altro schieramento e continuare ad andare da soli. Con qualche eccezione, forse. Ma che resterà tale, eccezione. Questa scelta potrebbe far perdere per strada qualche aspirante assessore: poco male. La sfida è un'altra e riguarda le prossime elezioni politiche. Il terreno di gioco di Casini è quello nazionale, non certo regionale, e l'incontro di ieri con il premier lo dimostra: in un clima di autentica cordialità hanno discusso di riforme e della battaglia europea a favore di Massimo D'Alema. Pier può e vuole rappresentare un ponte fra maggioranza e opposizione ed uno spiraglio può aprirsi, il condizionale è d'obbligo, sul tema spinoso della giustizia. Berlusconi non si illude ma intanto, al pari di Bersani, mostra rispetto verso un attore, Casini, che è rimasto fra i pochi ormai a giocare una partita corretta, a carte scoperte e in una posizione chiara: il centro.

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