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Non è un fatto privato se un uomo pubblico si droga

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Puraborrendo l'antiparlamentarismo, la genìa dei bamboccioni deracinés, tipo le «Iene», continuazione con altri mezzi del dipietrismo, scelgo l'antidoping, per richiamare l'attenzione sulla più drammatica emergenza dell'Occidente. L'overdose di cocaina sniffata è all'origine della criminale ed irresponsabile gestione finanziaria di Wall Strett, che ha messo in ginocchio l'economia del globo e messo in mutande gli italiani. Considerando quante persone vivono per la dose, non è azzardato parlare di catastrofe antropologica. Ormai, anguille, salmoni, barbi e carpe sono condannati alla tossicodipendenza, visto che nei fiumi anche italiani scorre più droga che acqua. La cartamoneta che usiamo tutti i giorni, magari per acquistare cibi «biologici», ci avvelena, essendo sempre più intrisa di cocaina, dato che dieci, venti, cinquanta euro vengono utilizzati per delineare strisce di neve da inalare. Non sarà Al Qaeda, bensì la cocaina a determinare il tramonto dell'Occidente. Intanto, perdura la falsa coscienza di quanti criminalizzano soltanto gli spacciatori, dimenticando che il mercato è fatto soprattutto dalla domanda, cioè dai consumatori di droga. Mi chiedo come sia possibile che il Legislatore abbia pensato una legge, per fortuna arenatasi sulla spiaggia del nulla, per punire col carcere l'«utilizzatore finale» - uso il sintagma dell'amico Ghedini, diventato ormai stilema universale - delle mignotte di strada, mentre il divoratore di eroina, cocaina, fumo, pillole varie è considerato sacro ed intoccabile. La denuncia del doping sospinse Pantani all'insano gesto, mentre, fuori dello sport, vertici Fiat, attori, registi, conduttori televisivi, nani, cantanti, ballerini, femminielli, trans, finanzieri, senatori a vita, governatori regionali, magari membri del governo e del Parlamento, godono della licenza di drogarsi, tanto - si dice - sono affari loro. Direi che non è un fatto privato se un uomo pubblico si droga, così come non può essere accettato che un ciclista o un maratoneta abbiano la carriera o la vita stroncate, mentre l'artista, l'attore, il cantante o l'anchorman possano impunemente barare, attraverso lo sprint dopato. Non dico di mandarli in galera; le nostre carceri, in attesa che il Legislatore tapino prenda coraggio e depenalizzi, sono già con i posti in piedi. Si potrebbe, però, con i test, individuare i drogati ed esporli al giudizio del popolo sovrano. Cinquemila euro per un trans, cocaina inclusa? Lo si spieghi ai pendolari a 700 euro al mese, che prendono il treno con me da Ladispoli. I cittadini hanno diritto di sapere quali politici, magistrati, governatori, amministratori pubblici, giudici costituzionali, membri del Csm, editorialisti, prefetti, questori, chirurghi, direttori di banca, manager pubblici e privati siano gente di naso. Non lunedì prossimo, perché sarò a Benevento a celebrare il botto con vergogna del comunismo, ma già martedì 10 sono pronto all'antidoping. Anch'io rischio qualcosa, perché i test riveleranno le mie dipendenze, tipo carciofi alla giudia, coda alla vaccinara e abbacchio brodettato.

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