Cerca
Logo
Cerca
Edicola digitale
+

Euroschiaffone a Di Pietro Bocciata la mozione Pd-Idv

Antonio Di Pietro (Idv)

  • a
  • a
  • a

{{IMG_SX}}Nulla di fatto. Ecco un altro tentativo di Di Pietro andato in fumo. Con il risultato che, il voto del Parlamento europeo sulla libertà di stampa, tanto voluto in primis dall'Idv e poi dal Pd, si è trasformato in un boomerang per tutta la sinistra. Esulta il centrodestra, a cominciare da Silvio Berlusconi che, dalla lontana Russia, esprime la "piena e personale" soddisfazione, complimentandosi con tutti i suoi europarlamentari. Nonostante il pressing fatto dall'Idv e da tutto il centrosinistra, nonostante l'appello di Napolitano a tenere fuori dal Parlamento europeo le questioni del tutto italiane, nonostante Di Pietro abbia voluto a tutti i costi portare all'attenzione dell'Unione europea la questione "libertà di informazione" (assente secondo il leader dell'Idv nel nostro Paese), alla fine è arrivato l'alt di Strasburgo. Il documento - firmato dai Socialisti e Democratici, i Verdi, la Sinistra unitaria del Gue, i liberali Alde - denunciava anomalie nel sistema di informazione in Italia e accusava il governo Berlusconi di fare pressioni sui media del nostro Paese ed europei. Il no alla risoluzione è prevalso per tre soli voti: infatti, su 686 votanti, 335 sono stati i favorevoli, 338 i contrari e 13 gli astenuti. Bocciata anche la risoluzione del centrodestra e via via tutte le risoluzioni precedentemente presentate dalle singole forze politiche. Esattamente un mese fa il presidente della Repubblica aveva invitato i politici italiani a non usare Strasburgo come «istanza di appello» delle decisioni nazionali. Parole del tutto inascoltate. Il centrosinistra aveva parlato da subito di «manovra degli uomini di Berlusconi, con l'intento di coinvolgere il Capo dello Stato in uno scontro politico». Portando avanti così la loro iniziativa: un testo comune messo a punto dagli eurodeputati del Pd e dell'Idv (sulla base dell'intesa tra i gruppi di socialisti e democratici, liberaldemocratici, verdi e sinistra unitaria) dove si chiedeva proprio di lavorare a una direttiva sul pluralismo, denunciando l'esistenza di anomalie in diversi Paesi europei tra cui l'Italia, additata per l'irrisolto conflitto di interessi e per le «pressioni» del governo Berlusconi su media nazionali ed esteri. Un voto, quello di ieri, molto atteso nel nostro Paese. Nell'Aula di Strasburgo l'agitazione era tanta, con tutto il gruppo del centrosinistra sicuro che alla fine il testo sarebbe passato. «Non nego che ci speravamo», ha commentato il capodelegazione del Pd David Sassoli. Rimane soprattutto il rammarico per quei tre voti, che per la pattuglia di eurodeputati dipietristi si trasforma in atto di accusa: il voto è stato influenzato da «pressioni e minacce ad altissimo livello», con riferimento particolare a tre eurodeputati irlandesi dell'Alde che si sono astenuti in seguito - afferma l'Idv - a pressioni dal governo di Dublino. Ma lo stesso Idv appartiene al gruppo Alde e finisce nel mirino del Pd: «Dispiace constatare che il gruppo dell'Alde e l'Italia dei Valori non abbiano garantito la coesione necessaria», ha attaccato Sassoli in una nota, accusando i dipietristi di essere tra i responsabili del naufragio della risoluzione comune. Alla delusione degli uni fa da contraltare la soddisfazione degli altri. Il presidente Berlusconi, in Russia per una visita di due giorni a Vladimir Putin, è rimasto ieri sempre in contatto con Bruxelles e, a voto effettuato, ha espresso la sua soddisfazione. Complimentandosi con tutti i suoi europarlamentari che si sono battuti per respingere la mozione preparata "ad hoc". La battaglia, portata avanti dal capo delegazione Pdl, Mario Mauro e da europarlamentari come Licia Ronzulli è stata vinta grazie allo scarto di tre voti e "sposata" pienamente dal presidente del Ppe, Josef Daul. Il premier ha contattato proprio quest'ultimo per esprimere la sua soddisfazione sul risultato dell'assemblea plenaria di Strasburgo che ha respinto il testo della sinistra. In Italia, avrebbe ribadito il Cavaliere secondo quanto viene riferito, meriterei una medaglia per quello che ho fatto per l'editoria e l'informazione e invece sono sempre sotto bersaglio mentre faccio gli interessi del Paese. Subito dopo il voto in Aula parte il carosello di gioia dei rappresentanti del Pdl. Licia Ronzulli prende in mano un foglio con stampato a chiare lettere «Basta infangare l'Italia» e lo mostra all'emiciclo ed alle telecamere, un suo collega di partito brandisce un più lungo ma non meno deciso «Il Parlamento europeo non si beve le menzogne della sinistra». «Oggi il Parlamento europeo ci ha fatto fare un bagno di realismo - Mario Mauro - smantellando l'impianto accusatorio e strumentale di chi sostiene che la causa del male sia una singola persona», Silvio Berlusconi. Commenta anche il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Paolo Bonaiuti: «La sinistra è scesa in piazza a Roma, è andata a Bruxelles gridando l'allarme per la nostra libertà di stampa, ha cercato in tutti i modi di far fare brutta figura all'Italia e sono tornati indietro facendo la solita figuraccia, loro!». Gli italiani assenti erano solo cinque, tutti nelle file del centro destra. Mancava, innanzi tutto, Clemente Mastella (Pdl), volato in Italia a seguito dei provvedimenti giudiziari nei confronti della moglie (il capodelegazione è intervenuto in aula prima del voto per stigmatizzare questo fatto, accusando i magistrati italiani di impedire a un eurodeputato l'esercizio delle sue prerogative). Per il Pdl mancavano anche Amalia Sartori e Antonio Cancian. Nelle file della Lega, che ha nove seggi nel gruppo euroscettico Efd, erano assenti invece Fiorello Provera e Matteo Salvini.

Dai blog