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Il regime si chiuderà ancor più in se stesso

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Sebbenel'attacco sia stato rivendicato dallo Jundallah, una organizzazione di etnia Baluchi e di fede sunnita da tempo attiva nel turbolento Sud-est del Paese, il regime degli ayatollah ha infatti puntato immediatamente il dito o contro "l'arroganza globale", che nel suo linguaggio sta per potenze occidentali, o direttamente contro gli Stati Uniti: il presidente del Parlamento Larijani (che passa per un moderato) ha addirittura dichiarato che con questa azione Obama, che pure aveva ripetutamente teso la mano all'Iran, ha svelato la sua vera natura. Ovviamente, l'immediata smentita del Dipartimento di Stato americano, che ha condannato l'attentato, non è stata recepita da Teheran. Accusare agenti stranieri del più sanguinoso (31 morti e 29 feriti) attacco mai compiuto contro le Guardie rivoluzionarie, principali responsabili della repressione delle scorse settimane contro chi protestava per i brogli nelle elezioni presidenziali, serve al regime per sminuirne l'impatto sulla opinione pubblica interna, ma tradisce anche la sua debolezza. Oltre a dovere fronteggiare l'opposizione dei Moussavi e dei Karroubi, esso è regolarmente sotto attacco da parte delle minoranze etniche e religiose delle regioni periferiche (beluchi a est, arabi a ovest, curdi a nord, che si sentono discriminate e oppresse dalla teocrazia sciita. Lo Jundallah, già protagonista di numerosi altre azioni, è una organizzazione fondamentalista sunnita, legata a quel Lashkar-e-Janvi pakistano responsabile del famoso attacco a Bombay e forse alla stessa Al Qaeda: un alleato, pertanto, abbastanza improbabile per i servizi segreti occidentali, anche se, nella circostanza, potrebbe valere la massima "il nemico del mio nemico è mio amico". Oltre a compromettere i colloqui di Vienna, la reazione del regime sembra anticipare ulteriori giri di vite contro tutte le opposizioni: le Guardie rivoluzionarie, colpite al cuore, cercheranno di prendere in mano la situazione più di quanto abbiano già fatto e spingere sul pedale dell'oltranzismo. Dopo le prime quattro comminate la scorsa settimana, bisogna aspettarsi nuove condanne a morte. Ma fino a quando è possibile governare l'Iran con la sola arma della repressione, se le varie opposizioni - puntando anche sul malcontento popolare per la grave crisi economica - prendono coraggio e moltiplicano i loro attacchi? Per quanto sia giusto deplorare gli attentati suicidi, da qualunque parte vengano, quelli di ieri portano senza dubbio acqua al mulino di coloro che ritengono che la carta migliore per risolvere il problema della bomba iraniana non siano le sanzioni, cui Russia e Cina continuano ad opporsi, ma una caduta dell'attuale regime.

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