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"Sono nel giusto, attacchi inutili"

Silvio Berlusconi

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MONZA - «State tranquilli che non c'è attacco che tenga quando qualcuno ha coscienza politica, serenità di essere nel giusto e sicurezza di fare bene anche nel futuro. Voi pensate al benessere e alla creazione di ricchezza nel Paese, alla democrazia e alla libertà ghe pensi mì». Silvio Berlusconi torna a ripeterlo. Lo ripete davanti alla platea dell'assemblea degli industriali di Monza e Brianza riuniti proprio davanti alla pista dell'autodromo. Torna a spiegare che lui non molla e chiude il suo intervento proprio con una frase simbolo del dialetto milanese, ci penso io. Poco prima aveva esortato la platea a pensare a produrre benessere. Era tornato ad attaccare Repubblica, stavolta senza citarla: «C'è un giornale italiano che non ha avuto alcun limite nel gettare discredito su di me». E ha invitato gli imprenditori a reagire: contro tutto ciò «ci vorrebbe una reazione, una ribellione generale, di chi come voi è una colonna del sistema produttivo», ha spiegato. Berlusconi ha poi riferito che durante le riunioni del G20 «i colleghi europei mi hanno detto "How hard you are" che significa "Come sei duro", nessun leader europeo avrebbe retto ad attacchi simili. Ma non c'è attacco che tenga». Ribadisce di essere il capo del governo con il più alto consenso tra i suoi colleghi occidentali, ricorda che l'ultima rilevazione lo dava poco sotto il settanta per cento. Quindi ha ribadito quello che già aveva detto a Benevento, e ciò rispetto a quanto accaduto con tangentopoli e subito dopo non si potrà ripetere. «Il Pdl e l'alleanza di ferro, anzi d'acciaio, con la Lega, l'amicizia con Bossi e la collaborazione con i ministri della Lega, oltre alla grande simpatia degli italiani per questo governo» impediranno che si ripeta una situazione analoga a quella del 1994, quando il governo cadde dopo l'avviso di garanzia ricevuto da Silvio Berlusconi mentre presiedeva il vertice Onu di Napoli. Ricostruisce i giorni della sua prima caduta come aveva già fatto domenica: «Il presidente della Repubblica di allora, Oscar Luigi Scalfaro, chiamò Bossi dicendogli: "Berlusconi è nel burrone, se non vuoi andare nel burrone anche tu devi abbandonarlo"». Il premier ricorda anche le vicende di Tangentopoli del '93 quando «una frangia militarizzata della magistratura con la complicità dei media riuscì a fare fuori tutti quei partiti che avevano governato l'Italia nel dopoguerra». Secondo il presidente del Consiglio, la sinistra italiana non ha ancora fatto il percorso di cambiamento delle sinistre europee e «dopo un anno e mezzo ritiene che il risultato delle elezioni non debba essere ritenuto valido». Di qui l'avvertimento che il governo va avanti. Per tutta la legislatura. E anche oltre, si lascia scappare.

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