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"Contro Speciale accuse ridicole"

Roberto Speciale

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«Sono felice che il generale Speciale sia stato assolto dalle accuse di peculato militare continuato ed aggravato di concorso nell'abuso nell'imbarco di merci e nella forzata consegna aggravata. E ritengo che la stampa debba pubblicare la notizia senza censurarla». È il commento dell'ex comandante Generale della Guardia di Finanza e attuale senatore del Popolo delle Libertà, Luigi Ramponi. Senatore, come ha appreso la notizia dell'assoluzione del generale Roberto Speciale? «Me l'ha detta lei leggendomi il comunicato». Non aveva letto la notizia sui giornali? «No, non ne ho visto traccia». La preoccupa questa situazione? «Innanzitutto ho appreso questa notizia con grande soddisfazione. Tutta questa storia mi ha dato un grande fastidio. Se non fosse stato lei a dirmelo non l'avrei nemmeno saputo. Naturalmente, come spesso accade in questo Paese, la notizia delle accuse al generale Speciale sono state date con il massimo risalto da tutti i giornali italiani. Si trattava di una vicenda ridicola e banale se si pensa a tutte le responsabilità che spettano ad un generale della Guardia di Finanza. Andare a discutere sul trasporto delle spigole è stato davvero meschino. Allora rimasi molto male per queste polemiche. Infatti, non appena la magistratura militare ha fatto chiarezza, assolvendo il generale Speciale e il generale Barelli, della vicenda nessuno ha più parlato». Cosa pensa una settimana dopo aver visto le piazze riempite per difendere la libertà di stampa? «I giornali hanno sempre il dovere di informare l'opinione pubblica di tutto, anche delle notizie che non piacciono a certi giornali. E se non lo fanno dimostrano di non essere seri. Quando apprendo queste notizie vengo preso da una grande rabbia. Se non sbaglio c'è una legge che impone ai giornali di dare ad una notizia di assoluzione il medesimo risalto delle accuse che sono state rivolte alla persona che poi è risultata innocente. Ho vissuto diverse volte una situazione del genere. E so cosa significa essere vittima di certe accuse. La stampa non ha assolto ai suoi doveri in questa vicenda. Sono convinto che sarebbero pronti a fare una nuova manifestazione contro chi chiede di rendere obbligatoria questo tipo di rettifica». Quella indagine fu una ritorsione contro il generale Speciale che rifiutò di obbedire al viceministro dell'Economia Visco il quale gli chiedeva di rimuovere gli ufficiali che si occupavano del caso Unipol? «Il discorso da fare sui rapporti tra Visco e Speciale è lungo. Sono amico dell'ex ministro dell'Economia Tommaso Padoa Schioppa, che fece dimettere il generale Speciale dal comando delle Fiamme Gialle. Allora gli dissi: "Ma chi te lo fa fare a prendertela con un gentiluomo come Speciale?". Lui mi rispose con un sorriso. Credo che Padoa Schioppa fu costretto, su pressione del centrosinistra, a far dimettere Speciale dopo aver tolto la delega alla Guardia di Finanza a Visco». Cosa pensa del comportamento di Visco in quella vicenda? «All'inizio del suo incarico di viceministro dell'Economia andai ad ascoltarlo a Napoli, nel corso di una manifestazione pubblica. In quell'occasione lasciò comprendere che non aveva stima della Guardia di Finanza. Quando è scoppiato il caso Visco-Speciale non sono rimasto sorpreso». La sorprese il comportamento del ministro dell'Economia Padoa Schioppa? «Lui venne al Senato a raccontare un sacco di panzane contro Speciale. Allora mi chiesi: se era vero tutto quello che il ministro dell'Economia aveva detto perché aveva dovuto aspettare oltre un anno, rispetto allo svolgimento dei fatti che erano a sua conoscenza, prima di venire a raccontare quelle vicende in aula? Era chiaro che Padoa Schioppa si era trovato in una situazione nella quale ha dovuto fare quello che gli chiedeva la maggioranza visto che i suoi rapporti con il generale Speciale sono sempre stati buoni». Cosa l'amareggia di più in questa vicenda?  «Il fatto che ci sono politici che, pur di difendere la loro posizione, non esitano a mentire. Mentre un ufficiale, un uomo delle forze armate non lo fa mai. Non voglio fare stupide generalizzazioni. Ma le cose stanno così. Questa vicenda lo ha dimostrato ampiamente».  

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