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Prove di sequestro a Colleferro Arriva l'accordo e tutti a casa

Colleferro, gli operai della Alstom

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Tre manager della multinazionale francese Alstom sono stati vittime di un «sequestro simbolico» da parte dei lavoratori del sito di Colleferro: i tre, Francesca Cortella, direttore personale Alstom Italia, Bruno Guillemet vicepresidente HR operations Europe-Alstom e Riccardo Pierobon, ufficio comunicazione, sono rimasti bloccati nella palazzina degli uffici, dopo la conclusione di una riunione con la Rsu nella quale avevano annunciato la chiusura del sito entro nove mesi per mancanza di commesse nel settore della manutenzione del parco rotabile.   Alla notizia, i lavoratori di Alstom decidevano di bloccare gli ingressi della palazzina ad oltranza. Impossibile descrivere la rabbia e la disperazione nei loro occhi. La Rsu tentava la carta dell'ultima mediazione possibile, chiamando l'assessora regionale al lavoro, Alessandra Tibaldi, ad una difficile trattativa, che vedeva come posta la ripresa di un dialogo sul futuro del sito di Colleferro, dove da decenni si costruiscono carrozze e materiale ferroviario. Qui infatti negli anni del boom economico nacquero i celebri carri frigo, qui si progettò e costruì il famoso Pendolino. Il sito fu comprato nel 2000 da Alstom, che lo rilevò dalla Fiat Ferroviaria e da allora si è osservato una crescente spoliazione dell'impianto, sia sul piano del know how sia quello della produzione fino alle ultime decisioni di far costruire i treni regionali Minuetto o nello stabilimento polacco di Katowice o in quello italiano di Savigliano (Cn), chiedendo ai lavoratori di Colleferro di andare in trasferta. Ed è stata, ancora una volta, questa la carta giocata dai vertici, quando alla Rsu hanno detto che tra nove mesi, chiudendo Colleferro, avrebbero potuto scegliere di lavorare in un altro stabilimento europeo, polacco, francese italiano che fosse.   In questi anni Alstom prima dichiarò Colleferro sito di eccellenza mondiale per la costruzione, poi con il piano industriale del 2007 decise di farne solo un sito di manutenzione e dopo due anni di trattative, che hanno visto la continua diminuzione della forza lavoro, passata da oltre 200 dipendenti agli attuali 150 dei quali 60 in cassa integrazione ordinaria fino al 29 novembre, la situazione ieri è esplosa. Eppure i segnali premonitori c'erano: gli operai la settimana hanno proclamato lo stato di agitazione all'interno della fabbrica e venerdì hanno scioperato un'ora fuori dai cancelli, cercando un dialogo e trovando dei muri. La mossa di ieri è stato l'estremo tentativo per far ripartire una trattativa che vedesse allo stesso tavolo l'azienda, la politica locale e nazionale per salvaguardare la fabbrica. Solo nella tarda serata è stato trovato l'accordo tra le parti che ha congelato le procedure di mobilità aperte fino a tutto il novembre 2009 in vista di una serie di incontri in Regione Lazio, venerdì, e al Ministero delle Attività Produttive, il 16 ottobre, per aprire un tavolo per la costituzione di un polo pubblico privato nazionale per le manutenzione del materiale rotabile a Colleferro. «Alstom ha ribadito di essere disponibile a partecipare al progetto – ha detto la Tibaldi all'uscita - che vedrà assieme a partner tecnici anche Regione, Provincia e Comuni di Roma e Colleferro». Intanto questa mattina a Frascati c'è una manifestazione all'Hotel Domus, dove si svolge un incontro tra i vertici della multinazionale e i sindacalisti del Caen, l'organo di rappresentanza internazionale dei delegati Alstom, ieri a Colleferro per esprimere la loro solidarietà.

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