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Berlusconi fa, la sinistra litiga

Il premier Silvio Berlusconi

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A questo punto il piano d'azione del premier è chiaro. Andare avanti con le cose da fare. Niente chiacchiere o gossip. Solo risultati. Una road map che vede ogni ministro chiamato ad agire per le sue competenze. Ogni esponente di governo a replicare ai vari attacchi politici, giuridici, mediatici. Vuoi all'opposizione, vuoi ai magistrati, vuoi ai direttori di alcune testate. Basti pensare alla fermezza con cui Scajola ha convocato i vertici Rai sulla questione Annozero, mentre il premier s'è ben guardato dal citare Santoro domenica nel discorso a Milano. O le sciabolate lanciate dal ministro Brunetta alle toghe, seguito poi (anche se con toni più morbidi) dal Guardasigilli Alfano. Il presidente del Consiglio mette così l'elmetto e scende in campo. Punta a riportare l'attenzione pubblica sulle cose fatte dal governo, sulle riforme da fare, sui traguardi da raggiungere. E lo fa coinvolgendo tutti i suoi uomini di fiducia, la squadra di governo, i suoi più stretti colaboratori. Così, mentre la sinistra litiga su tutto, e soprattutto a una settimana dal lodo Alfano, Berlusconi alza la tensione, tira dritto e detta la linea. Una strategia visibile già dalla scorsa settimana, evidente nel suo intervento "show" a Milano. Ci sono questioni che nella road map tracciata dal capo del governo rientrano nel capitolo priorità. Tra queste di certo c'è l'emergenza Abruzzo. Grande la soddisfazione del Cavaliere che ieri ha consegnato 500 appartamenti a Bazzano, alle porte dell'Aquila. Un «miracolo» l'ha definito. Con operai che hanno lavorato notte e giorno, ininterrottamente. Ed è a loro che il premier ha voluto esprimere innanzitutto la sua gratitudine, oltre ai tanti Vigili del fuoco e agli uomini della Protezione Civile. Lo ha fatto ieri, prima della consegna delle case, con un pranzo alla Caserma di Coppito. Nel giorno del suo settantreesimo compleanno, Berlusconi si concede un brindisi e una fetta di torta (con tanto di candelina) insieme agli imprenditori che hanno partecipato alla ricostruzione, alle autorità locali e ai responsabili della Protezione Civile. Berlusconi è contento. Lo dice e lo rimarca. Scherza con tutti, si lascia andare a qualche barzelletta (ne fa una anche una su Umberto Bossi che quando fa l'amore con una ragazza «la lega»), ironizza «su quanto mi piacciono le donne». Racconta anche che, durante il recente viaggio negli Stati Uniti ha incontrato una signora che gli ha dato del cinquantenne. «La sto cercando ovunque. L'età passa ma i miei gusti non cambiano», scherza il Cavaliere. C'è anche il tempo di parlare di politica, davanti alle tante persone che hanno affollato la mensa di Coppito. A cominciare da un'idea che già da qualche settimana ronza nella mente del premier. E cioè il problema carceri, con quel sovraffollamento denunciato diverse volte e da più fronti. Una realtà che, secondo il ragionamento di Berlusconi, potrebbe esplodere nella mani del governo quanto prima. Ecco perché la settimana scorsa aveva dato mandato al ministro competente Alfano di preparare un planning di azione. In realtà, come ha spiegato ieri, Berlusconi un "piano carceri" ce l'ha già in testa. La sua premessa: «Se si infrange la legge è giusto che si perda la libertà. Ma la dignità, questa no». Il progetto, ancora embrionale e per cui potrebbe essere nominato anche un commissario straordinario (Bertolaso in pole position), si sviluppa su due aspetti ben chiari. Il primo: la tecnologia. L'idea sarebbe quella di utilizzare il sistema di lavoro che ha consentito la realizzazione rapida degli alloggi per gli sfollati in Abruzzo. Il secondo: l'utilizzazione delle vecchie strutture. Qui, l'ipotesi sarebbe quella di mettere sul mercato i carceri situati nel centro storico delle città (da quello romano di Regina Coeli a quello di san Vittore a Milano o Poggioreale a Napoli). Lasciarli quindi in mano ai costruttori magari per trasformarli in strutture commerciali o alberghiere. Gli stessi costruttori poi saranno coinvolti nella costruzione delle nuove strutture penitenziarie dove verranno trasferiti i detenuti. Per il resto, tutta la giornata trascorre con questo spirito: goliardico, a volte anche sopra le righe. Determinato, a tratti anche senza freni. Segnale di quella che sarà d'ora in poi la politica del premier. Sul palco allestito al centro del piccolo villaggio di Bazzano, tra i balconi vestiti con una bandiera tricolore, il Cavaliere si guarda attorno fiero. Durante la visita molti lo fermano per fargli gli auguri e qualcuno anche per dargli un regalo: un cesto di prodotti tipici abruzzesi, una bandiera della Regione, dono del Governatore Chiodi, le chiavi della città, una statuetta del 600 avanti Cristo. «Lo vedete - sorride il premier - c'è sempre qualcuno più vecchio di me». Sul ciglio della strada che porta all'Aquila, ci sono tante persone che lo aspettano. Lui non ce la fa a non fermarsi. Prima di lasciare l'Abruzzo scende dalla macchina, ringrazia tutti e annuncia: «Ci vediamo la prossima settimana».

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