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Montezemolo torni a occuparsi di Ferrari

Luca di Montezemolo

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L'unico prodotto, col marchio «Ferrari», ancora apprezzato nel mondo è lo spumante. Per il resto, riferendomi alle rosse vetture di formula Uno, siamo di fatto tornati alle prestazioni dell'indimenticabile Fiat Duna, lo scarrafone semovente, schiaffo meccanico al design e al piacere di viaggiare. Quando diventa un mezzo successo arrivare al traguardo decimi e tredicesimi, vuol dire che i nostri presunti bolidi hanno bisogno di un tagliando strutturale, come la mitica rabberciata Bianchina del ragionier Ugo Fantozzi. Invece di farsi titillare dalla politica politicante e sognare Palazzo Chigi, sarebbe meglio che Luca s'impegnasse, anima e corpo, nell'unico mestiere, che conosce davvero bene. Si dedichi al rilancio delle «rosse», che, come i figli, per gli italiani, "so' piezzi 'e core"; e non si distragga e non si arrapi, immaginando ingaggi istituzionali, troppo diversi ed assai più complicati rispetto ad un pit stop.   Fra l'altro, adesso non c'è più lo s-garante Oscar Luigi Scalfaro, bensì Giorgio Napolitano, fin qui garante vero e forte delle Istituzioni repubblicane, tant'è che strategie del ragno, golpe e golpetti contro la volontà del popolo sovrano risultano meno praticabili. È pur vero che in certi coni d'ombra dell'Italia negativa, quella intenta a distruggere ed a tramare, ogni volta che governa e bene Berlusconi, riciccia sempre l'escrescenza eversiva sotto forma di esecutivo dei tecnici, sorretto da ammucchiate trasversali e contro natura. Siamo già strapieni di gente fuori posto nel cosmo della politica, vedi Antonio Di Pietro, specializzato da anni a usurpare ruoli e professioni: non doveva fare il magistrato - il giudizio non è mio, ma del Consiglio giudiziario di Brescia che, nel 1984, lo giudicò impreparato e del tutto inidoneo - eppure lo fece; ed ora, da capoccia politico improbabile, comincia ad essere sfiduciato, financo dalle sue truppe cammellate: girotondini, giacobini, sceriffi, forcaioli, tricoteuses e tutto il demi-monde degli eredi di Lynch. Luca Cordero, certo, è di un altro livello, tuttavia ha intorno corteggiatori e adulatori, spesso vecchi malvissuti, falliti del tipo grasso-untuoso, biechi trasformisti, talora ben dentro le stanze dei bottoni anche dell'informazione. Costoro provvedono a gonfiargli le ambizioni, ben al di là delle effettive potenzialità, sino ad allontanarlo dal primo sacro comandamento lasciatogli da Enzo Ferrari: amare, curare e far vincere il Cavallino. Torni alle scuderie e si accontenti delle onorificenze, invero esagerate, già ricevute: uomo dell'anno 2001; Legione d'onore, 2005 e 2008; Marcaleyenda, premio spagnolo, 2009. Per non dire delle spropositate e numerose lauree honoris causa, che manco Leonardo, Copernico, Galilei, Newton, Einstein. Sopravvalutato e leccato Luca, per favore, mi controlli, pressione gomme, acqua ed olio alla F60 del 2009.

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