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Fini-Cav, dopo l'incontro il Pdl torni a lavorare unito

Il premier Berlusconi e il presidente della Camera Fini

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Finalmente si parleranno. Oggi pomeriggio, dopo i funerali dei nostri sei soldati uccisi in Afghanistan. O al massimo domani mattina prima che Silvio Berlusconi parta per gli Stati Uniti dove parteciperà all'Assemblea Generale dell'Onu. Gianfranco Fini metterà giù le sue richieste, i suoi malumori, la sua esigenza di avere un partito più «democratico», il suo fastidio per l'attacco che ha ricevuto dal giornale di famiglia del premier. Il Cavaliere ha il compito di ricucire un rapporto che pareva essersi incrinato. E sarà un incontro voluto non solo dai due diretti interessati ma da tutto il Pdl. Perché una situazione di conflitto «pesante» tra i due fondatori del partito non conviene a nessuno. Soprattutto in un momento in cui il Paese ha bisogno di un governo che continui a lavorare come ha fatto nell'ultimo anno. Invece il Parlamento è ancora fermo, in attesa di avere un programma di leggi da discutere in aula. I calendari delle aule di Camera e Senato, infatti, sono di fatto assai scarni. Oltre alla legge Finanziaria non ci sono altri provvedimenti importanti. Nel Pdl sono in molti a sottolineare, con una certa insofferenza, come i mesi estivi siano stati segnati da un clima particolarmente teso all'interno della coalizione. A iniziare dai «distinguo» di Bossi e della Lega su un tema caldo come l'immigrazione, ai diktat, sempre del Carroccio, sulle scelte per i candidati per le regionali, per finire alle «denunce» di Fini e agli attacchi del «Giornale» contro il presidente della Camera. Insomma un clima di conflitto che non ha aiutato il Pdl. E che, si augurano i parlamentari, deve finire il prima possibile. Anche perché, in un momento in cui l'opposizione è alla ricerca di un leader e di un'idea per ricompattarsi, è controproducente dare all'esterno l'idea di un centrodestra diviso. Dunque i due leader si parlino e poi governo e Pdl ricomincino a marciare compatti. Perché i temi da affrontare non sono pochi. E c'è bisogno che i due leader parlino la stessa lingua. C'è innanzitutto da risolvere il dilemma dei candidati delle regionali. Un argomento che va risolto in fretta perché è quello che attualmente mette più sotto pressione la coalizione. E spinge la Lega a continui «strappi» nei confronti del Pdl. In Veneto, ad esempio, ieri c'è stato un altro scontro frontale fra il governatore uscente Giancarlo Galan e la Lega. Il primo era a Cortina ospite di un convegno e tutto il Pdl veneto gli si è stretto compatto intorno, rilanciandolo alla guida della Regione, mettendo così i puntini sulle «i» con il Carroccio che da mesi reclama un avvicendamento a Palazzo Balbi dopo 15 anni di guida degli azzurri.   Ma nel pomeriggio è arrivata la replica al vetriolo di Roberto Calderoli: vogliono Galan? Felici, vorrà dire che la Lega correrà da sola. Alta tensione, insomma. Che Berlusconi deve in fretta abbassare. Gli altri temi che hanno bisogno di un chiarimento sono quelli dell'immigrazione e del testamento biologico. Sul primo Gianfranco Fini ha detto chiaramente come la pensa e i suoi fedelissimi hanno già presentato una proposta di legge nella quale chiedono di accorciare i tempi per concedere la cittadinanza agli stranieri. Tema sul quale la Lega è nettamente contraria. Ed è pronta ad alzare il tono dello scontro. Anche in questo caso una mediazione di Berlusconi diventa fondamentale. Così come resta essenziale decidere come si dovrà comportare il Pdl sulla legge sul testamento biologico. Il partito è diviso e c'è una larga parte dei deputati che considera il testo approvato dal Senato troppo vicino alle posizioni della Chiesa e invoca una posizione più laica. E visto che Gianfranco Fini è tra questi il chiarimento di oggi dovrà servire anche a evitare che nei prossimi mesi il Pdl torni a parlare con voci dissonanti.

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