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"Siamo di fronte alle beghe paesane Berlusconi attaccato perché efficace"

Il ministro per l'Attuazione del Programma, Rotondi

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«Ma quale rottura? Tra il governo e il Vaticano i rapporti sono ottimi. Se esiste una colpa di Silvio Berlusconi è quella di aver fatto prevalere la sua condizione di premier cattolico». A parlare è il ministro Gianfranco Rotondi, ex esponente dell'Udc, da sempre legato al mondo cattolico. Ministro Rotondi sta dicendo che sarebbe stato meglio mantenersi su un livello più laico? «Sto dicendo che esiste un rapporto così buono con le gerarchie vaticane da indurre più di qualcuno a pensare che il rapporto sia addirittura troppo buono. Altra questione è ovviamente il voto dei cattolici, che di certo non si conquista avendo un buon rapporto con Oltretevere, ma per la qualità degli obiettivi raggiunti dal governo». Dunque, se non è una questione di rapporto incrinato tra governo e Vaticano, cosa c'è alla base della vicenda Boffo-Feltri? «Trovo tutta questa vicenda molto triste. Soprattutto perché io mi sono formato in una stagione in cui il confronto politico non avveniva nelle camere da letto. Credo però che tutto parta da un concetto molto chiaro e cioè che questo governo infligge un successo dopo l'altro. Affrontando anche una emergenza dopo l'altra. Nonostante le tante onde che arrivano il surfista Berlusconi resta sempre in piedi. E questo a qualcuno da fastidio». A chi per esempio?  «A chi non riesce a sopportare che, mentre la sinistra si dissolve nella baruffa del Pd, il premier rischia di diventare il De Gaulle italiano, segnando il passaggio da una Repubblica all'altra e dando vita ad un partito che gli sopravviverà lungamente. Di fronte a questo hanno tentato una carta disperata, che però non ha fatto altro che portare ad una bega paesana». Più che paesana, una bega tra due direttori. «Feltri e Boffo hanno fatto bene il loro lavoro e ora si fronteggiano senza mezzi termini. Per quanto mi riguarda, la mia vicinanza al direttore di Avvenire è totale così come a quello del Giornale. Siamo di fronte ad una miscela di vittime e carnefici di quella virata improvvisa che ha portato i giornali ad occuparsi della sfera privata, seguendo solo una tentazione americana». Una tendenza da cui però il direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian prende le distanze, criticando le scelte fatte dal collega Boffo. «Mi ritrovo nelle valutazioni di Vian. Detto questo aggiungo però che Avvenire aveva il diritto di criticare il governo. Lo ha fatto anche su di me, esprimendo in passato giudizi molto pesanti. Da questo accusare il governo di aver pensato a delle forme di censura è davvero assurdo. Abbiamo avuto attacchi più violenti di questo. E con tutto il rispetto per Boffo, Berlusconi ha cose più importanti a cui pensare che "attaccare" il direttore di un quotidiano». Vicenda conclusa o ci saranno altre sorprese? «Magari conclusa! Non doveva proprio cominciare, e ormai i giornali ci hanno preso gusto, quindi credo andrà ancora avanti». Cosa dice a chi chiede le dimissioni di Boffo? «Non tocca a me dire cosa debba fare Boffo. Dico solo "misereor super turbas". È uno dei casi in cui serve solo la preghiera per tutti i protagonisti di questo doloroso capitolo della vita nazionale».

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