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Lega, tanto rumore per una Regione

Umberto Bossi

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Sono già stati definiti i «cento giorni della politica». Sono quelli che andranno dai primi di settembre alla fine di novembre e durante i quali si disegnerà il futuro dei partiti: il Pd sceglierà il nuovo segretario, l'Udc deciderà con chi allearsi per le regionali del prossimo anno e centrodestra e centrosinistra dovranno scegliere i candidati Governatori. «Ecco, in questi cento giorni — racconta Andrea Augello, senatore del Pdl — aspettiamoci che la Lega continui con le sue provocazioni, con una "guerriglia" di media intensità, che non mette in pericolo il governo ma che comunque inasprisce il confronto con il Pdl. Proprio in previsione della scelta dei candidati Governatori». Una strategia che il Carroccio è sempre stato abilissimo a sfruttare, una tattica fatta di continue «sparate» che parlano alla «pancia» del proprio elettorato e di altrettante continue marce indietro. Sempre però con il risultato di portare a casa una mezza promessa, una mezza concessione sui temi che più stanno a cuore al partito di Bossi. E stavolta in ballo ci sono le poltrone dei presidenti delle Regioni. La Lega ha giocato alto chiedendo Lombardia e Veneto ma la vera trattativa la sta conducendo per il posto occupato da Roberto Formigoni. Anche perché il prossimo presidente si troverà a gestire l'Expo di Milano del 2015, una straordinaria occasione per mettersi in mostra e fare bella figura. In più c'è da tenere alto il risultato ottenuto alle europee (10,2%) con la speranza di incrementarlo. Ecco perché ora Bossi, Calderoli e Maroni stanno spingendo sui temi che più sono cari agli elettori del Nord. Si spiega così lo scontro sui nostri militari in Afghanistan, quello sulle presidenze per le regionali e ultimo, sulla scuola. Ieri il Carroccio ha negato di aver proposto il test del dialetto per gli insegnanti. «Il presunto esame di dialetto — ha spiegato il capogruppo alla Camera Roberto Cota - è una bufala. La proposta è quella di fare dei test pre selettivi per consentire l'accesso agli albi regionali degli insegnanti, albi previsti proprio dalla proposta di legge in discussione. Tali test sono visti come propedeutici rispetto al superamento dei concorsi pubblici. Quella che bisogna eliminare è la sperequazione che si crea dando esclusivo peso alla valutazione dei titoli scolastici, perché come sappiamo ci sono università più "generose" e università più "rigorose". Come si può evincere dal testo dell'emendamento il test dovrà riguardare uno spettro culturale ampio, non riconducibile alla banalizzazione che viene fatta oggi dai giornali». Ma la precisazione non è servita a placare le polemiche divampate già dalla mattina e proseguite per tutta la giornata. Un clima che, comunque, non infastidisce affatto il partito di Umberto Bossi. Per il quale, invece, la preoccupazione è piuttosto un'altra: capire con chi sceglierà di andare l'Udc alle prossime elezioni amministrative. Se Casini dovesse scegliere di allearsi con il Pdl in regioni come il Veneto o la Lombardia il Carroccio potrebbe uscirne indebolito. Ecco perché per tutto agosto e poi fino a quando non si decideranno le candidature dei Governatori del Nord, Bossi non abbasserà i toni delle polemiche.

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