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Questione morale: altro esponente Pd coinvolto in reati sessuali

Dario Franceschini e Pierluigi Bersani

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Silenzio. Un lungo e inequivocabile silenzio. Comprensibile per chi, appena quattro giorni fa, aveva attaccato il chirurgo Ignazio Marino per le sue frasi su stupratori, Pd e questione morale. «Non può accadere - aveva detto il candidato alla segreteria del Pd commentando la vicenda del presunto stupratore seriale di Roma - che una persona che ha avuto problemi con la giustizia tredici anni fa per un reato odioso e ignobile come la violenza sessuale, finisca a coordinare un circolo del Pd». Apriti cielo. Poi le polemiche si erano placate e l'attenzione dei Democratici si era spostata su Beppe Grillo e le sue provocazioni. Ma la tregua è durata poco. Ci ha pensato un'altra vicenda legata a reati di tipo sessuale ad agitare via del Nazareno. E stavolta la realtà è molto diversa da quella di Luca Bianchini. E non solo perché il tutto si svolge in Germania. Ma perché i vertici del Pd sapevano. O almeno così si legge nella lettera che diciotto rappresentanti dei Democratici tedeschi, organizzati come «Uniti per il Pd», hanno inviato al segretario Dario Franceschini. Gli autori della missiva citano apertamente la vicenda romana spiegando chiaramente che «nessun dirigente del partito può portare responsabilità alcuna». «Non è così invece - aggiungono - per la questione morale ancora aperta a Stoccarda, città dove il Pd ha un largo seguito e dove risiede il maggior numero di nostri connazionali all'estero. La vicenda - a tutti nota - ha coinvolto un esponente politico di centrosinistra, oggi iscritto al Pd, di professione medico, condannato da un tribunale tedesco per un reato a sfondo sessuale nei confronti di una sua paziente. La ragazza qualche tempo dopo si è suicidata. Chiunque può comprendere quale danno all'immagine e al profilo politico e morale del partito ne sia derivato». Ma non è solo l'immagine a preoccupare i Democratici tedeschi. «Il responsabile del fatto - si legge nella lettera - aveva assunto un ruolo di primo piano in un circolo Pd a Stoccarda. Di ciò avevamo informato Te, Piero Fassino e il responsabile del Pd-mondo Maurizio Chiocchetti, esigendo un doveroso intervento. Ma non è seguita alcuna decisione politica né da parte Tua né da parte di Piero Fassino. E né tantomeno da parte di Maurizio Chiocchetti: un dirigente che non è stato eletto dalla Circoscrizione estero né dagli italiani all'estero del Pd, ma direttamente nominato dall'alto senza che avesse le competenze e le qualità per dirigere un settore così importante e delicato. Solo dopo la formale richiesta avanzata da esponenti dei circoli del Pd della Germania e da Aldo Amoretti in Italia, c'è stato lo scorso 14 aprile il pronunciamento della commissione Nazionale di Garanzia, la quale ha stabilito che per la gravità del reato la persona in questione non possa ricoprire incarichi all'interno del Pd né essere candidato nelle sue liste». Peccato che, alle parole, non siano seguiti i fatti. Secondo i 18 esponenti democratici, infatti, il colpevole è stato lentamente riabilitato fino a diventare «il politico di riferimento in Germania di Chiocchetti». Proprio per questo chiedono l'immediata rimozione del coordinatore del Pd per gli Italiani nel mondo e la sua sostituzione con un «responsabile eletto dalla circoscrizione estero». Per ora la richiesta sembra essere caduta nel vuoto. Probabilmente perché i vertici di via del Nazareno sono ancora impegnati a disinnescare la «bomba» Beppe Grillo. La commissione di garanzia del Pd ha fatto sapere che il comico non può iscriversi perché si «ispira e si riconosce in un movimento politico ostile al partito». Lui ha annunciato che non mollerà. Visto quello che succede in Germania, perché dovrebbe farlo?  

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