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«Sarà un summit della concretezza»

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«Saràun G8 della concretezza. Berlusconi ha voluto offrire il palcoscenico de L'Aquila per segnare una discontinuità rispetto ai vertici del passato che venivano percepiti spesso come staccati dai problemi della gente e dalle questioni reali». Adolfo Urso, viceministro dello Sviluppo Economico, sottolinea l'importanza della presenza cinese al G8 e contro quelle «cassandre» che profetizzano tante parole e pochi risultati, ribadisce che «questo sarà un vertice diverso». Cosa le fa pensare che la riunione dei Grandi partorirà risultati concreti? «L'Italia presiede il G8 in un momento molto difficile per l'economia mondiale. Il vertice arriva in un periodo di passaggio tra un inizio d'anno caratterizzato da una grande recessione a una seconda parte dell'anno che pensiamo possa evidenziare in maniera più significativa la ripresa economica. Il fatto stesso che il G8 sia allargato ai più grandi Paesi emergenti, quali Cina, India, Brasile, Sud Africa, Egitto e poi anche agli altri significativi partner del cosiddetto G20, dimostra quanta consapevolezza ci sia che il tavolo delle decisioni sia allargato a tutti i soggetti che possono influire nelle scelte generali». Il G8 segna anche il debutto del presidente Obama, con quali conseguenze sul piano delle decisioni? «È importante questa grande novità di un leader giovane che cerca di infondere fiducia alla sua America e al mondo stesso con una politica che punta da una parte a modificare i consumi degli americani con gli incentivi ecologici e dall'altra a coinvolgere gli altri Paesi privilegiando il multilateralismo. È fondamentale la presenza del presidente della Repubblica cinese Hu Jintao, che è in Italia in missione di Stato per un forum tra centinaia di imprese cinesi e italiane». L'asse tra Stati Uniti e Cina inciderà sul G8? «Usa e Cina sono due grandi partner dell'Occidente e dell'Oriente, dai quali la nostra Europa non può prescindere per realizzare una nuova governance globale. Noi occidentali siamo consapevoli dell'importanza crescente dei Paesi emergenti tra cui la Cina e che la ripresa del pianeta viene dall'Oriente. Basta vedere le cifre dell'andamento del pil. I Paesi Ocse sono calati del 4-4,5% mentre la Cina è cresciuta del 7,7% e l'India del 5,9%. Questo significa che il G8 ora rappresenta poco più della metà dell'economia del mondo e altri paesi si sono affacciati alla ribalta economica». Questo vuol dire la necessità di allargare il G8? «Il G8 evidenzia un nuovo scenario degli equilibri mondiali e la consapevolezza che non si può decidere solo in otto quando altri Paesi trainano la nuova ripresa mondiale. A maggio l'export italiano è sceso del 19,7% rispetto a maggio 2008 ma le esportazioni in Cina sono aumentate del 18,7%. La Cina sta diventando un grande consumatore, perchè è già in ripresa economica. Inoltre il prodotto italiano è richiesto dalle economie emergenti e l'Italia è il Paese europeo che incrementa di più le proprie esportazioni nei Paesi emergenti». L.D.P.

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