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Vincoli al Prg, danni per 900 milioni

Roma

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Novecento milioni di investimenti bloccati e ventimila posti di lavoro a rischio. Ecco quanto costerà alla Capitale il vincolo che il ministero dei Beni culturali vuole mettere sull'agro romano. A fare i conti è stata l'Acer, l'associazione che raccoglie i costruttori. Nella zona compresa tra la Laurentina e l'Ardeatina sono previsti da tempo molti progetti.Non solo lottizzazioni private ma anche la costruzione di alcune migliaia di appartamenti destinati agli affitti sociali, di case in vendita a costi popolari e piani di recupero urbano. L'area, che abbraccia i quartieri di Cecchignola, Tor Pagnotta, Castel di Leva, Falcognana «da almeno quindici anni subisce verifiche di ogni tipo. Soltanto adesso, con gli investimenti pronti, si pensa di mettere vincoli: è assurdo», si sfoga il presidente dell'Acer Eugenio Batelli. Ma sembra che non ci sia niente da fare. Il ministero dei Beni culturali ha dato ieri il via al procedimento per stabilire limiti alle costruzioni nell'agro romano. E vuole andare fino in fondo. Si tratta di una modifica al Piano paesistico regionale e, di fatto, al Piano regolatore di Roma, che bloccherà, almeno per un anno, un milione e mezzo di metri cubi di nuove edificazioni. Il dicastero guidato da Sandro Bondi ha nominato anche una Commissione che avrà il compito di indicare aree alternative, in cui spostare almeno una parte dei cantieri previsti e, in alcuni casi, già autorizzati. Il Comune di Roma e la Regione Lazio di certo non staranno a guardare. Potranno presentare le loro osservazioni. Poi, a febbraio 2010, sarà il ministero a valutare. Durante il vertice di ieri con il presidente del Consiglio Berlusconi, il ministro Bondi ha ribadito che né il Piano regolatore generale approvato l'anno scorso dal Campidoglio, né il Piano paesistico regionale, che sarà licenziato dalla Pisana tra poche settimane, hanno «tenuto in nessun conto le osservazioni a suo tempo presentate dal Ministero». Partirebbe da qui, dunque, l'offensiva della Soprintendenza anche se non è esclusa la «pista politica»: la rivalità tra le due anime del Pdl nella nuova geografia del potere romano, soprattutto in vista delle prossime Regionali. Dal canto loro, i costruttori capitolini potrebbero subire una vera e propria beffa. Dopo aver rinunciato a terreni di proprietà (diventati parchi) in cambio di compensazioni nell'agro romano e in molti casi aver ottenuto anche i diritti edificatori, adesso si trovano a dover traslocare altrove. Perché quell'area, ritenuta dall'amministrazione comunale non significativa (tanto che si era ipotizzato di trasferirci i campi nomadi), invece per la Soprintendenza ai beni architettonici avrebbe un valore particolare. Tanto da azzerare il futuro immaginato per quel quadrante dal Piano regolatore, i progetti approvati dal Consiglio comunale e gli investimenti già realizzati dagli imprenditori. Comprese quelle che in gergo si chiamano opere di urbanizzazione, cioè strade, parcheggi e servizi per i cittadini. Ma i danni causati dai vincoli del Ministero sarebbero ancora più pesanti. Perché il blocco degli investimenti causerebbe inevitabilmente un'emorragia di posti di lavoro. In un momento critico per l'edilizia romana: «Nell'ultimo anno le imprese attive sono diminuite del 3,5 per cento - ha sottolineato il presidente dell'Acer Batelli - Gli operai si sono ridotti del 4,5 per cento, un'uscita di 3 mila lavoratori dal settore che comporta disagi per altrettante famiglie. Senza contare che altri 1.500 lavoratori collegati al settore sono già in difficoltà». Il confronto con il ministero per i Beni culturali continuerà nelle prossime settimane: lo sviluppo della città eterna resta in bilico.

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