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La grande fuga

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.Emilio Fatovic risponde al cellulare che bolle senza nemmeno chiedere chi è, certo che stia parlando con uno dei 2.600 genitori che da ieri mattina hanno una comunicazione diretta col rettore del Convitto nazionale Vittorio Emanuele II, il prestigioso collegio romano nel palazzo di mirabile architettura mussoliniana a piazza Monte Grappa, maxi parco e vista su lungotevere Oberdan in zona Prati (dall'altra parte del Tevere c'è il ministero della Marina), una delle due scuole romane chiuse in via precauzionale da ieri mattina per una settimana che sinora avrebbe fatto registrare il maggior numero di contagi dopo il viaggio-studio a New York. I casi accertati sono quelli di due ragazze di 17 anni «studentesse del IV B, molto amiche fra di loro e che in America hanno condiviso la stessa stanza per 7 notti» raccontano gli amici. Ma frequenterebbe la stessa scuola anche una terza persona contagiata. Mentre corre voce che siano sempre studentesse del convitto, anche gli altri due ammalati: «un'altra diciassettenne del IV A del liceo Scientifico», e «una sedicenne del I liceo europeo». E ci sarebbe anche un accompagnatore: «è una professoressa» si dicono certi di averla individuata Marco e gli amici che ieri pomeriggio sono tornati coi motorini a piazza Monte Grappa, davanti alla loro bella scuola, per scambiarsi le ultime informazioni. «Al pronto soccorso ci sarebbe un via vai - raccontano - perché chi non si sente bene vuol fugare subito i dubbi». Una cosa è certissima. «Tutti e 42 gli alunni che hanno partecipato all'iniziativa dell'Onu non sono mai tornati a scuola dal rientro a Roma» spiega il rettore Fatovic. Mentre dal giorno successivo, mercoledì, «anche altri 21 ragazzi che per vari motivi sarebbero potuti entrare in contatto con loro sono rimasti a casa». Evacuare il Convitto Vittorio Emanuele II non è stato un affare da poco. Perché un conto è chiudere un liceo come il vicino Dante Alighieri, che ha 900 studenti ma tutti adolescenti. E un conto è mettere in fuga 1.350 studenti, tra cui anche bambini che hanno solo sei anni. Perché oltre ai tre licei, classico, scientifico ed europeo e ad un distaccamento dell'Accademia di danza, nel convitto ci sono pure 10 classi delle elementari e 9 delle medie. E si è dovuto organizzare su due piedi il viaggio di ritorno a casa di 85 ragazzi che vivono nel convitto e che hanno dovuto fare le valige in quattro e quattr'otto per rientrare in Puglia, Calabria, Sicilia e Val d'Aosta e che, «se contagiati, potrebbero diffondere il virus» profetizzano i compagni. Hanno preso il treno col consenso dei genitori, «sentiti per telefono» spiega il coordinatore, il prof. Mauro Colombi. Mentre nonne e tate hanno fatto la spola fino a mezzogiorno, per riprendersi i bambini, anche loro evacuati a partire dalle 10.30 del mattino. «Mezz'ora prima circa è arrivato il fax della Asl RmE che autorizzava l'evacuazione», spiega ancora Colombi «siamo passati classe per classe per avvisare». I primi a uscire sono stati i maggiorenni, poi è toccato agli altri, dopo aver avvisato le famiglie che hanno dato l'autorizzazione ad uscire. Non prima di aver mangiato l'ultimo tramezzino al bar a pianterreno pronto a sbaraccare e che resterà chiuso fino al 27 compreso come tutta la struttura. «Ma molti ragazzi non sono entrati» ieri a scuola, raccontano a piazza Monte Grappa, «perché da due giorni si era sparsa la voce e giovedì sera abbiamo visto il sito del ministero» «Le procedure sono state rispettate» spazza via ogni polemica sul nascere il rettore. «Abbiamo addirittura attivato in anticipo il provvedimento restrittivo nei confronti degli studenti emesso dalla Asl RmE» mentre «atti formali dimostrano che il nostro operato è stato addirittura preventivo rispetto alle richieste di Asl e ministeri della Salute e Istruzione». Fischi a un giornalista che si è presentato con la mascherina. «Ma è uno scandalo che qualcuno abbia convinto i nostri compagni a indossare la mascherina per fare lo scoop» raccontano i ragazzi. Esclusa la proroga degli scrutini, cui ambivano gli studenti, preoccupati di perdere le interrogazione di recupero, o che aspirano al massimo dei voti. «Ma se non ci sarà tempo per interrogare i meritevoli, chi aspira all'8 avrà il voto pieno» rassicura Colombi.

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