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È crisi, la sinistra pensa a Noemi

Combo con Noemi Letizia e Dario Franceschini

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{{IMG_SX}}La crisi non molla. Il timido ottimismo che aveva cominciato a serpeggiare tra i palazzi della politica è stato gelato ieri mattina. Dai dati Istat. Che parlano chiaro, il primo trimestre dell'anno si chiude con un calo del Pil prossimo al 6% (5,9%, per la precisione) sullo stesso periodo dell'anno precedente. E un -2,4% sugli ultimi tre mesi del 2008. Il vento freddo della crisi spira in maniera forte, violenta - parafrasando De Gaulle - dagli Urali all'Atlantico. La Russia è a -9.5%, la Germania a quasi -7%, la Gran Bretagna a -4.1%, la Francia a -3.2%, la Spagna intorno al -3% Berlusconi, sceso nella sala stampa di Palazzo Chigi per una conferenza lampo, riesce a dire poche parole, interlocutorie: «I dati erano quelli che sapevamo. La crisi esiste ed è la peggiore mai capitata. Ma tutti i contatti con le aziende ci dicono che c'è un miglioramento della situazione». D'altro canto che cosa vuoi dire davanti al peggior dato della produzione degli ultimi 29 anni? E che cosa vuoi dire davanti alla più pesante crisi economica degli ultimi ottanta anni? Puoi solo dire che speri in un futuro migliore, qualche segnale c'è. La sinistra però ha preso un'altra strada. Accusare Berlusconi, anche se in modo diverso e forse scomposto. Repubblica, per esempio, il giornale più letto, da due giorni martella su Berlusconi e Noemi, sulla festa di Casoria, sugli incontri del premier e sulle sue versioni fornite in modo convulso sulla sua partecipazione al party di diciotto anni della ragazza napoletana. Due giorni fa una serie di dieci domande mettevano in risalto le eventuali contraddizioni. Palazzo Chigi ha replicato denunciando «una campagna d'odio e di invidia» nei confronti del premieri. Ieri è sceso in campo addirittura il direttore Ezio Mauro. Mauro quest'anno è intervenuto appena sette volte sulle grandi questioni: dai temi della vita al caso Eluana, dalla rivolta degli esclusi alla nascita del più grande partito italiano, il Pdl. Ora tocca a un altro grande tema sul quale gli italiani si stanno interrogando, arroventando, si stanno struggendo e soprattutto si stanno angosciando: Noemi Letizia da Casoria. Già, Casoria, questo grande paesone diventato città alle porte di Napoli può anche vantarsi di un nuovo grande primato: è l'unica città non capoluogo di provincia ad essere stata citata ben tre volte in un editoriale del diretore di Repubblica. Non era mai capitato e sicuramente non ricapiterà più. Di sicuro Repubblica da settimane si sta occupando del caso Noemi come se, in realtà, il premier non fosse andato a una festa ma si fosse intrufolato e avesse ucciso magari a coltellate la fanciulla. Come se si trattasse di un omicidio, ascoltando i testimoni, cercando qualche rivelazione clamorosa nel solco della miglore tradizione di giornalismo investigativo. E se venisse fuori che Noemi altro non è che l'amica di una donna dell'entourage del Cav e basta, che fanno? Eppure, davvero non si capisce perché un grande giornale si appassioni tanto - nel pieno della più grande crisi economica della storia recente - a una vicenda che sembra così chiara.   A sinistra si stupiscono ancora del fatto che il premier, invece di stare chiuso a Palazzo Chigi, parli con la gente comune, vada per mercatini, dialoghi con i passanti e chieda consiglio. Forse anche per questo è spesso in sintonia con l'italiano medio. Sulla crisi è intervenuto. Per i redditi più bassi ha varato il bonus famiglia fino a un massimo di 1.000 euro. Ha varato la social card. Ha dato il via libera al bonus luce, uno sconto tra i 60 e i 150 euro all'anno sulle bollette. E ha messo a disposizione degli ammortizzatori sociali altri 9 miliardi. È andato in sostegno delle imprese istituendo il fondo strategico di circa 9 miliardi (anche se in parte prosciugato dalla ricostruzione in Abruzzo). Ha approvato la rottamazione per auto e moto. Ha dato l'ok all'Iva di cassa. Infine ha dato l'ok subito al decreto per sostenere le banche. Eppure il Pd, con il suo leader alla Camera, accusa il governo di fare provvedimenti da «camicie nere». Chiede al governo di andare in Aula a dare spiegazioni su Noemi: aridaje co' 'sta Noemi, è una fissa. Oppure prende la strada opposta, ovvero scoprono la crisi quando saltano fuori i dati Istat. Così Franceschini (sì, quello che voleva dare l'assegno ai disoccupati) accusa: «Gli italiani hanno diritto che il Governo faccia quello che hanno fatti i governi di tutti gli altri Paesi del mondo, cioè misure concrete per affrontare l'emergenza». Bersani afferma: «Le parole non bastano più». La Finocchiaro rilancia: «Sostenere chi è più in difficoltà, significa mantenere questo paese in piedi». Appunto, viene da chiedere: ma dove vivono?

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