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Riforma P.A. Il Governo tiri diritto

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Beneha fatto il ministro Brunetta a portare all'approvazione del consiglio dei ministri lo schema di decreto legislativo sulla pubblica amministrazione senza l'assenso preventivo dei sindacati. Bene ha fatto per due motivi essenziali: il primo è che l'iter già prevede nella fase di esame che si apre ora il convergere delle osservazioni di tutti i soggetti interessati (sindacati compresi); il secondo è che in questo modo Brunetta ha tolto di mezzo una concezione distorta della «concertazione», cioè quella in base alla quale il governo dovrebbe vivere sotto perenne ricatto di tutte le organizzazioni di parte, incapace di avviare un processo di riforma senza l'assenso preventivo di tutti. La storia degli ultimi tre decenni del nostro Paese ci dice che abbiamo sbagliato su tutta la linea, accettando un'idea di sindacato (nel pubblico impiego soprattutto) sostanzialmente depositario di diritto di veto su tutto e tutti. Un'idea di sindacato dannosa per l'Italia e per i lavoratori, soprattutto se giovani e volonterosi. Un'idea di sindacato tanto cara alla sinistra in politica, che ne ha tratto enormi benefici elettorali finanziati a spese del contribuente. Ora si cerca di voltare pagina, ne va dato atto al governo. C'è tutto il tempo per un sano confronto con le organizzazioni sindacali, che sono sostanza vitale in democrazia purché rispettino il loro ruolo, che è fisiologicamente di parte. Forse si vede una luce in fondo al tunnel.

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