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Referendum, mezzo Pd vuole l'accordo con la Lega

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Mentre i protagonisti parlano già dei possibili sistemi elettorali su cui discutere, a dividere è l'atteggiamento da tenere di fronte al referendum, con il Pd che insiste sul suo sì nonostante le critiche e le lusinghe del Carroccio. Quanto al Pdl, tutti i dirigenti ribadiscono l'intenzione di non voler mettere mano alla riforma elettorale. Dopo il colpo di scena costituito dalla profferta di Umberto Bossi a discutere di riforma elettorale, in cambio di un no al referendum, il segretario dei Democratici Dario Franceschini ha affermato di non voler cambiare idea: «La direzione ha approvato questa linea — ha detto — con oltre cento voti contro cinque. Tornare indietro per una battuta detta da Berlusconi significherebbe non essere un partito, ma solo un gruppo di persone impaurite». Su Franceschini sono piovute le critiche del Carroccio, con Roberto Cota, Roberto Calderoli (che vuole sottoporlo «a trattamento sanitario obbligatorio») e Roberto Castelli, che avanza il «sospetto» di «accordi segreti» con Berlusconi. Un dietro-front del Pd, come ha spiegato Franceschini, è impensabile. Anche perché, sottolinea Salvatore Vassallo, «la sola eventualità di tenere il referendum ha rimesso in moto la discussione» sulla riforma. Oltretutto nel Pd c'è la convinzione che solo una percentuale di votanti abbastanza alta, superiore al 40%, anche se inefficace ai fini del referendum, può rimettere in agenda la riforma elettorale. Ma nel Pd c'è chi afferma che una riforma sia possibile anche in caso di raggiungimento del quorum e di vittoria del sì. Scenario su cui scatta il veto del Pdl: se vincesse il sì, affermano esponenti come Daniele Capezzone o Italo Bocchino, «ogni tentativo di dar vita a nuove leggi elettorali con maggioranze spurie sarebbe duramente contrastato dal Pdl, senza il quale oggi in Parlamento nessuna riforma è possibile». Il combinato disposto di una vittoria del sì e di elezioni anticipate, che potrebbero consegnare la maggioranza parlamentare al solo Pdl, spinge Linda Lanzillotta a invitare il proprio partito, il Pd, a rivedere la propria posizione e ad aprire subito il confronto con la Lega su una nuova legge.

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