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Gli illustri assenti di Montecitorio

Montecitorio

Gli eletti in Aula ci vanno poco

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In Parlamento pare l'abbiano già ribattezzato come il "morbo delle minuzie". Colpisce leader di partito e semplici deputati che siedono tra i banchi della Camera, cancellandone la presenza in Aula al momento delle votazioni e moltiplicandone il tasso di assenteismo. Il virus, altrimenti detto delle impronte digitali, è stato contratto dai vari Pier Ferdinando Casini e Dario Franceschini, Antonio Di Pietro e Massimo D'Alema, Denis Verdini, Italo Bocchino, Roberto Cota. Insomma, ha colpito a destra quanto a sinistra. Un morbo trasversale. Un morbo bipartisan che sta seminando vittime da poco più di un mese. Dal 10 marzo scorso, da quando cioé è stato introdotto, in quel di Montecitorio, il sistema di voto tramite riconoscimento dei polpastrelli dei parlamentari. Raffrontando, infatti, i dati relativi alle votazioni svoltesi con procedimento elettronico nel ramo del Parlamento presieduto da Gianfranco Fini nei mesi di febbraio e marzo 2009 (l'ultimo senza ed il primo con la cosiddetta procedura antipianisti), emerge un più trenta per cento circa di assenze per il leader di Italia dei Valori e quello dell'Unione di Centro, seguiti dal neosegretario del Partito democratico con un aumento del tasso di assenteismo nella partecipazione al voto di venti punti percentuali e dal presidente della fondazione Red che registra un incremento del diciassette per cento. Da quando cioé è diventato praticamente impossibile sfuggire al controllo, i leader si fanno vedere di meno. Nello specifico - come riportato dal sito della Camera dei Deputati -, su un totale di 386 votazioni con procedimento elettronico nel mese di febbraio, Antonio di Pietro è risultato presente o in missione 230 volte (59,59%) ed assente nelle restanti 156 (40,41%). Numeri ribaltati dopo l'adozione del sistema di voto contro il malcostume dei pianisti parlamentari. L'ex ministro dei Lavori pubblici figura non presente in 268 votazioni su 373 nel mese di marzo: sette volte su dieci il leader di Italia dei Valori non c'era. Stesso discorso per l'ex presidente di Montecitorio, Casini. A marzo la sua partecipazione è crollata a poco più del diciotto per cento da oltre il quarantasette del mese precedente. Numeri più contenuti ma assenteismo crescente anche per due figure di spicco del Partito democratico: il segretario Dario Franceschini e Massimo D'Alema. Il primo - registra sempre il portale della Camera - ha visto balzare avanti la percentuale delle assenze giusto del venti per cento, passando dal cinquantatre per cento di febbraio al settantatre di marzo. Il secondo ha fatto meglio (si fa per dire), vedendo lievitare di appena diciassette punti percentuali (57,77 contro 74,26) il proprio tasso di non partecipazione al voto. Comune sorte con i propri leader politico-partitici per il segretario dell'Unione di Centro Lorenzo Cesa ed il capogruppo dell'Italia dei Valori a Montecitorio Massimo Donadi. Al pari di Casini, infatti, il segretario del partito centrista ha visto crescere di poco meno di trenta punti percentuali il proprio numero di non presenze in aula col nuovo sistema di voto. Il capogruppo del movimento dell'ex pm di Mani pulite, invece, si è fermato ad un più sette per cento rispetto a quando si votava senza il riconoscimento delle impronte digitali o minuzie. Sul versante maggioranza parlamentare, invece, affetto da sindrome da minuzie acuta il neocoordinatore del neonato Popolo delle libertà Denis Verdini: presente in aula 326 votazioni (84,46%) su 386 in febbraio ed appena 21 volte (5,63%) su 373 in marzo. Più assenteismo pure per Italo Bocchino e Roberto Cota. Per il vicecapogruppo a Montecitorio del Pdl un incremento del 7,3% delle assenze nel passaggio dal vecchio al nuovo sistema di voto. Un raddoppio delle non presenze al momento del voto (dal 3,11% al 7,51%), invece, per il capogruppo dei deputati padani. Un dato in controtendenza quello dell'ex segretario del Partito democratico Walter Veltroni. Sarà perché da quando non deve più occuparsi direttamente del Pd dispone di più tempo per partecipare ai lavori parlamentari, ma nel mese di marzo l'ex sindaco di Roma ha visto diminuire le proprie assenze al momento del voto di quasi dieci punti percentuali. Il 35,75% di assenze prima dell'entrata in vigore del nuovo sistema di votazione con riconoscimento delle minuzie per l'ex leader democratico, appena il 26,01% dopo. A livello di gruppi parlamentari, infine, va sottolineato che, escludendo quello Misto, l'aumento medio delle assenze al voto tra febbraio e marzo è stato di circa tre punti percentuali (16,44% rispetto al 13,68%). Il gruppo con più crescita delle non presenze dei propri deputati è stato il Pdl con un più sette per cento. A seguire quello di Pd (5,3% in più), Unione di Centro (più 2%), IdV (più 0,7%). Unico dato in controtendenza per il gruppo alla Camera dei Deputati della Lega Nord per la Padania, le cui assenze sono diminuite di oltre un punto percentuale (1,16%). Con la fine dei pianisti, ovvero la possibilità di votare anche per il vicino di banco, tutti i gruppi hanno subito una flessione nelle loro presenze. Il che sarebbe anche spunto di riflessione sull'andazzo che si era venuto a creare. E che adesso appare essere stato stroncato. Appare.

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