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dall'inviato Maurizio Piccirilli L'AQUILA «Io non crollo».

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Unmessaggio chiaro e forte che arriva dai professori, dagli studenti e dai dipendenti dell'ateneo abruzzese. Sono in molti che ieri hanno voluto indossare queste t-shirt. E ieri era una giornata importante: si riuniva il Senato accademico dopo il terremoto. Il rettore Ferdinando Di Orio ha trovato tutti i docenti compatti nella scelta di continuare l'attività. «Il primo segnale di questa volontà saranno le discussioni delle tesi di laurea lunedì prossimo», precisa il Magnifico. «L'Università deve continuare a vivere per rispetto a questa nostra città - sottolinea Di Orio - Abbiamo poche strutture efficienti ma proprio dalla riunione del Senato accademico è venuto l'impegno corale di cercare strutture alternative. Tende o altri luoghi dove sia possibile continuare la didattica». Resta il problema degli alloggi per gli studenti fuorisede. «Ho sollevato la questione con il commissario Bertolaso - spiega Di Orio - Le residenze studentesche sono una priorità per un ateneo che conta 13 mila fuorisede. Ci ha assicurato che se ne farà carico». Si pensa a sistemare alcune strutture universitarie anche nelle caserme dell'Esercito. Certo è che quello degli studenti che vengono da altre regioni è un problema serio. Molte delle vittime del terremoto si contano proprio tra questi giovani che avevano scelto L'Aquila come sede dei loro studi. Tra loro anche studenti stranieri che qui sapevano di trovare facoltà di eccellenza. L'università non si ferma. Studenti e impiegati hanno recuperato i server delle segreterie e quelle dei professori. Ora al piano terra della facoltà di Scienze a Coppito è stato ricreato il centro amministrativo delle facoltà. «Stiamo facendo il back-up dei file per poter lavorare con i portatili anche in altre sedi», spiega un tecnico che, coadiuvato da uno studente, sta copiando i documenti informatici. Tutti indossano le magliette «Io non crollo». Anche un ricercatore che proprio ieri ha ricevuto la bella notizia di aver ottenuto un finanziamento di 25 mila euro da un'industria inglese per uno studio su alcune molecole. «Come faccio a rispettare gli impegni se i laboratori sono inagibili?», si rammarica cercando conforto da altri colleghi. Gli studenti si assiepano nell'androne, sono tutti visibilmente preoccupati. Sotto choc per il sisma e per le continue scosse. A questo si aggiunge la preoccupazione di perdere l'anno accademico. «Il nostro primo impegno è proprio quello di non far perdere l'anno. Abbiamo messo tutto il materiale on line. Con gli altri docenti stiamo contattando gli studenti uno a uno. Per tranquillizzarli e per aggiornarli su come si sta procedendo per rimettere in funzione la facoltà», spiega il preside di Psicologia, Claudio Pacitti. Circondato dai suoi colleghi, sta studiando le prossime mosse. «Dobbiamo assolutamente reperire le sedi per svolgere gli esami nella sessione di giugno. Se necessario faremo appelli mensili e settimanali pur di non far perdere l'opportunità a tutti i ragazzi iscritti qui - sottolinea - Cerchiamo anche sedi eccentriche a L'Aquila, ad Avezzano e in altri centri che abbiano la disponibilità di locali. Per giugno possiamo arrangiarci in tende o tensostrutture». L'altro problema da affrontare subito è la tenuta psicologica degli studenti. «Hanno avuto un forte stress. Hanno perso amici. Alcuni sono in condizioni critiche - continua il professor Pacitti - Così ho messo in Rete il numero del mio cellulare per dare consigli e rassicurarli». «L'università è una comunità - interviene un altro docente - dobbiamo mantenere questa unione anche emozionale per superare questo momento». Le mura sono crollate ma la «comunità» universitaria non crolla.

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