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Gli sfollati, in casa solo con la "scorta"

Un quadretto rimasto appeso ad un muro lesionato di una casa colpita dal sisma a L' Aquila

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{{IMG_SX}} Chi ha lasciato casa di corsa, scappando, dopo la scossa di terremoto di domenica notte ora tenta di rientrare. Per controllare e per prendere qualcosa che può servire alla vita di tutti i giorni. Ma rientrare, per il momento, non si può. Ancora troppo pericoloso provare a rimettere piede anche nei palazzi che sembrano non essere stati troppo danneggiati dalle scosse sismiche. Entrano solo le forze dell'ordine e raccolgono quello che riescono a trovare dalle indicazioni che gli danno i proprietari. Ma anche vigili, carabinieri, polizia non sempre se la sentono di infilarsi in edifici pericolanti. Perché c'è l'incubo che qualche nuova scossa - anche ieri ce ne sono state tre, quattro che hanno fatto tremare la terra violentemente - faccia crollare qualcosa. «Stamani sono venute due persone che volevano entrare in quella casa là - racconta un sottufficiale della Forestale che comanda una pattuglia che controlla un incrocio alle spalle del palazzo del Comune de L'Aquila indicando un palazzo che almeno esternamente sembra non troppo lesionato - Sono entrato perché mi sembrava in buono stato. Poi, erano le 11 e 40, è arrivata una scossa. Sono uscito di corsa. Dopo una decina di minuti sono rientrato ma la scala non c'era più, crollata d'un colpo». Poi si volta e urla di fermarsi a due persone che tentano, da sole, di infilarsi dentro un vicolo intasato dalle macerie. «È da stamani che va avanti così, un continuo». E poco più avanti un uomo di mezza età, giacca, cravatta, un piccola borsa in mano, e un caschetto giallo in testa conferma che chi può tenta di infilarsi dentro casa nonostante i divieti. «Di là non mi hanno fatto passare - racconta - adesso però provo dall'altra parte sperando di trovare qualcuno più comprensivo». È andata meglio a Sara e Agnese, due sorelle che abitavano in via delle Tre Cannelle, poco distante da piazza Pasquale Paoli dove un palazzo è crollato seppellendo oltre 120 persone. Scendono da via XX Settembre tenendo in mano ognuna un sacco azzurro. «Non siamo entrate noi, sono andati dentro i vigili - raccontano - abbiamo preso un po' di vestiti, scarpe, il computer, le foto dei nonni. Però siamo fortunate, non andiamo a dormire in tenda, andiamo da alcuni parenti al mare». Non è andata bene, invece, a una famiglia che, occhi bassi, scende verso la fine di via XX settembre: «No, non abbiamo potuto fare nulla, abitavamo vicino alla Prefettura, la casa non esiste più» Le continue scosse frenano anche la possibilità che tecnici e ingegneri inizino il lavoro di ricognizione edificio per edificio per stabilire quelli dove si può tornare e quelli che invece hanno bisogno di lavori di manutenzione. Se non sopraggiungono altre scosse violente i sopralluoghi dovrebbero partire oggi, iniziando dall'area del centro storico, quella più danneggiata, per poi allargarsi a tutta l'area colpita dal terremoto. I tecnici cominceranno dalle case private e per quelle non danneggiate verrà rilasciato un certificato di abitabilità. Per i palazzi che invece hanno subito più danni i tecnici dovranno fare una scheda tecnica nella quale saranno elencati i lavori di ristrutturazione da fare. Oppure dovranno decidere la demolizione. Per gli edifici pubblici il lavoro di ricognizione inizierà invece dalle scuole per cercare di riportare il prima possibile i ragazzi sui banchi scolastici. Un lavoro enorme, che andrà avanti per mesi. Ma per sapere quando la propria abitazione sarà ispezionata da ieri i residenti si sono andati a prenotare negli uffici comunali alloggiati nelle tende montate davanti al palazzo del Municipio. Ma anche con questa prospettiva in pochi se la sono sentita di abbandonare la propria abitazione. Chi può, specialmente nella parte bassa della città o appena fuori, in periferia, ha dormito e continua a dormire in macchina davanti a casa. Almeno fino a quando il sole manterrà la temperatura a livelli primaverili. Intorno all'Aquila, nella cintura dei paesi vicini, non c'è uno spazio verde che non sia stato occupato da tende. Montata da chi non vuole andare nei campi attrezzati ma preferisce restare dove ha vissuto fino a tre giorni fa.

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