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«Ospedali come hotel Anche loro dovranno avere voti e stelle»

Renato Brunetta

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Gli ospedali come gli alberghi. Le scuole come i ristoranti. Renato Brunetta va avanti con la prossima rivoluzione e annuncia che tutto sarà operativo a giugno. Anche la sanità e la scuola dovranno avere un metodo grafico di valutazione. Il ministro della Pubblica amministrazione (e dell'Innovazione, ma si ricorda sempre poco) sta preparando dunque una sorta di Guida Michelin delle strutture pubbliche con tanto di «voto» allegato, in modo che l'utente possa sapere. Ministro, è una battuta? «Le sembro uno da battute? Dico sempre in maniera chiara quello che penso e il lavoro che sto facendo». Ma si può mettere sullo stesso piano un ospedale e una trattoria? «Scusi, lei deve scegliere dove andare a mangiare desidera sapere come viene valutata una bistecca o una minestra nel tal ristorante? E che fa? Controlla quante stelle, stellette, cucchiai, forchette ha. Due, tre, cinque. E allora perché non deve avere le stesse condizioni se deve compiere una scelte ben più importante come una sala operatoria o un reparto?». Certo, ma come sarà possibile effettuare questa valutazione? «Vedrà, molto presto». Ok, ma come farà? «Con un'authority indipendente che valuterà efficienza e trasparenza nella pubblica amministrazione». E quando arriverà questa rivoluzione? «È già prevista dalla legge appena approvata». Dalla anti-fannulloni? Ma mancano i decreti delegati? «Arriveranno presto. A giugno sarà tutto pronto. Stiamo facendo alcuni aggiustamenti, limature. Il tempo che si istituisca il nuovo ente. Diciamo a settembre tutto sarà a regime».  Ministro, non teme un'altra polemica? «Se si fanno cose giuste per i cittadini non c'è nessuna polemica da temere». Veramente ancora non si sono spente le eco di quelle sulle statali che vanno a fare la spesa durante l'orario di lavoro. «Ma non esiste nessuna polemica. Io ho semplicemente detto che le donne sono vittime». Vittime? «Certamente. Le donne sono vittime del lavoro che fanno e dell'egoismo dei maschietti. Vede, le donne sono costrette nella gran parte dei casi a dover badare al marito, alla casa. E poi c'è anche il posto di lavoro, dove purtroppo arrivano insoddisfatte perché devono pensare al pupo. E poi c'è da provvedere alla spesa, altrimenti a casa non c'è nulla da mangiare e perché i maschi se ne infischiano. E, insomma, alla fine sono costrette a ritagliarsi degli spazi negli orari di lavoro».  E che cosa si può fare? «Si può e si deve intervenire. Per esempio agendo sul welfare. Aiutando queste donne ad avere una vita migliore». Ministro, il messaggio che è passato però è esattamente il contrario. «Mi dispiace. Questo è quello che penso e quello che penso lo dico in maniera assolutamente inequivocabile». Assolutamente. E allora perché le sue verità scatenano polemiche? «Perché dico le cose in maniera chiara e perché sono credibile. D'altro canto studio queste materie da qualche annetto, circa 30. Meglio 35». Si consolerà con il fatto che il suo consenso viaggia sul 60%.  «Significa che gli italiani hanno capito. E se mi permette, direi anche le italiane. Visto che, stando all'ultimo sondaggio, l'85% condivide quello che ho detto sul loro conto. Poi c'è chi non vuole capire, oppure ha una visione ideologica, e allora fa polemica qualunque cosa affermi». Sta pensando alla Cgil? «Sto pensando a tutti quelli che non vogliono capire».  Lei però con la Cgil ha un conto aperto. «Non ho nessun conto aperto. È quel sindacato che pregiudizialmente attacca tutto quello che dico e faccio». Ministro, oggi Epifani scende in piazza. Non lo teme? «Sarà una bella giornata di festa». Sarà una manifestazione di protesta? «È sabato, spero ci sia il sole. Una bella gita domenicale, auguro a tutti di godersi Roma e di fare un bel pic nic». Non le sembra di essere irriverente? «No, perché? Spero sia una manifestazione pacifica e democratica». A proposito di manifestazioni poco pacifiche, che cosa ne pensa del G20? «Ottimo, grandi soluzioni. Bisogna lavorare tutti assieme e in quella direzione, combattere i paradisi fiscali, insistere su quella strada». Torniamo in Italia. Ancora polemiche. Questa volta sulla legge sulla fecondazione assistita. Lei che cosa ne pensa? «Sono d'accordo con Fini. Il Parlamento deve fissare la cornice legislativa e dare le direttive. Le tecnicalità spettano al medico, non al politico». In che senso? «Le faccio l'esempio dei trapianti. Fissato come e quando si può fare l'espianto, è il medico che deve decidere come. Lo stesso vale per il testamento biologico, è il medico che deve stabilire se interrompere e come l'idratazione, non una legge».

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