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Bentivegna: "Fu un atto di guerra legittimo"

Rosario Bentivegna

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{{IMG_SX}}Rosario Bentivegna, 87 anni, una vita spesa tra politica e la medicina deve la sua notorietà per la sua attività partigiana, è stato decorato con una medaglia d'argento e una di bronzo al valor militare nel 1951, e soprattutto per l'attentato di Via Rasel. Morirono 33 militari. Ma seguì una feroce rappresaglia con l'eccidio delle Fosse Ardeatine. E poi tante polemiche. Quell'atto era necessario? Quella rappresaglia poteva essere evitata? A via Rasella ci furono dei morti civili. Due causati direttamente dalla bomba collocata dentro un carretto della spazzatura. Altri dalla reazione tedesca subito dopo l'esplosione. Domande che rivolgiamo direttamente a Bentivegna. Cominciamo col parlare dei due morti nell'esplosione di Via Rasella. Potevano essere evitati? C'è la foto di un bambino morto che è terribile «Intanto vorrei dire che quella foto è un falso. Inoltre noi facemmo il possibile per non coinvolgere la popolazione civile. È vero ci furono due morti. Ma Pasquale Balsamo che era con noi allontanò dal luogo dell'esplosione tanta gente. Anche io. In particolare ricordo che facemmo fuggire un soldato che era di guardia sotto palazzo Tittoni. Dopo la guerra furono in tanti a rigraziarci per questo». Non certo i parenti di quei due innocenti «Sono veramente addolorato per quelle morti. Molti più civili furono uccisi dai tedeschi e di loro si parla poco. Purtroppo nelle azioni di guerra, ci sono sempre vittime civili. Pensiamo al bombardamento di San Lorenzo, dove i morti furono migliaia. Io c'ero e fu in quella occasione che presi la decisione». Quale? «Quella che avrei combattuto. E via Rasella fu un atto di guerra legittimo. Inoltre si ignora cosa erano Roma e l'Italia in quegli anni. Si parla dei settecento morti di Porta San Paolo? Mille persone furono deportate dal Quadraro. Dieci donne furono fucilate al Ponte di Ferro perché per fame avevano assaltato dei forni. E poi in tanti morirono di inedia. A Roma ci furono 51 bombardamenti in quei mesi. Perchè non si ricorda questo o i 2000 carabinieri scomparsi?» Ma un carabiniere, Salvo D'Acquisto, viene ricordato per il suo eroismo «Fu un eroe, si accusò per salvare 20 persone. Un santo pose la mano sulla sua testa. Se avessimo saputo della rappresaglia anche noi ci saremmo presentati. In centinaia per farci anche ammazzare. Non sono un kamikaze, ma avrei reagito, avremmo fatto qualcosa. Invece come è accertato, anche il Papa fu tenuto all'oscuro della rappresaglia. E per via Rasella i comandanti nazisti sono stati condannati dopo la guerra». Non crede che sarebbe ora di ricordare i morti innocenti a partire dalle due vittime di via Rasella. Magari con una lapide «A Via Rasella non avrebbe senso. Sarebbe un torto verso le altre migliaia di civili. Se vogliamo dobbiamo ricordarli tutti. Come hanno fatto gli ebrei con un cippo. Potremmo farlo per tutte le vittime civili con un monumento unico».

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